Ecco la nota del sindacato Cobas a sostegno della lotta in favore dei lavoratori della “Pinto Cerasino” di Ostuni:
Il Sindacato Cobas appoggia la lotta dei lavoratori della Residenza socio assistenziale “Pinto Cerasino” di Ostuni , fatta propria dall’intero consiglio comunale di Ostuni , dalla intera città , che domani, Martedì 11 Aprile 2017 porteranno la loro protesta sotto il Consiglio Regionale di via Capruzzi a Bari.
La crisi della struttura nasce con la decisione della Regione Puglia di tagliare il numero degli anziani presenti nelle strutture , ritenendo dopo anni erroneo il percorso che li aveva portati ad essere ospitati .
Nel caso della struttura ostunese si è passati da 40 anziani al numero di 13.
La Regione nel corso delle proteste che durano da un anno aveva l’impegno di modificare la legge regionale sugli accreditamenti entro l’anno 2016 per permettere agli anziani in difficoltà di continuare ad essere ospitati in quella od in altre strutture.
La cooperativa ,con i suoi 40 soci-lavoratori , di fronte ai tagli ricevuti aveva deciso comunque di mantenere presso la struttura i 40 anziani .
A causa di questa nuova situazione nascono chiaramente difficoltà economiche per gli operatori , che maturano un arretrato di 8 stipendi.
Le soluzioni quindi tardano ad arrivare provocando le giuste reazioni dei lavoratori e soprattutto viene meno il diritto degli anziani malati ad essere assistiti, ed è questa la vera vergogna peggiore di questa storia.
Ultima ora :la presidente della cooperativa Orizzonti , Laurita Orofino, che gestisce la Rssa Pinto Cerasino di Ostuni ha ricevuto una serie di prescrizioni dal Questore di Bari .
Alla informativa inviata dalla presidente della cooperativa al Questore di Bari in cui , come prevede la legge , lo si informava di un corteo per via Capruzzi e di una sosta sotto il Consiglio Regionale , la risposta è stata di una cancellazione totale delle richieste stesse.
Addirittura di non portare megafoni o quant’altro di sonoro, in altre parole di stare fermi e zitti sotto il porticato della Regione .
Alla faccia della Democrazia e delle garanzie costituzionali del diritto a manifestare.
Solo problemi di ordine pubblico palese possono portare al divieto di manifestare.
Tutto il resto è vietare manifestazioni che possono dare fastidio al potere politico, questa secondo noi è la verità.