Ecco una nota della “Sinistra per Brindisi” sulla vicenda di Adriana, il trans rinchiuso da settimane nel CIE di Brindisi:
La vicenda di Adriana, la trans detenuta nel reparto maschile del CIE di Brindisi, riapre una questione molto importante sulle politiche nazionali sull’immigrazione nel nostro paese. Di recente il ministro Minniti ha deciso di implementare in maniera energica gli strumenti repressivi per la gestione del fenomeno immigrazione: in primis il ministro ha deciso di riattivare i CIE, che si chiameranno Centri di Permanenza e Rimpatrio; ha poi introdotto delle sezioni speciali nei tribunali per “evadere” le domande d’asilo ferme, delineando de facto una sorta di Tribunale Speciale che evoca periodi bui della storia del nostro paese; ha introdotto, infine, una norma che elimina il terzo grado di giudizio, l’appello, per i ricorrenti contra la decisione negativa di primo e secondo grado nella procedura della richiesta d’asilo.
Il Governo, con lo scopo presunto di ridurre gli arrivi e la permanenza di persone vittime di migrazioni forzate, siano esse per motivi economici o per protezione, interviene impropriamente attraverso la legislazione d’urgenza in una materia che attiene sia i diritti umani fondamentali sia la Costituzione e i principi fondamentali del nostro ordinamento.
Appare quindi evidente nelle scelte operate dal Governo, l’impianto ideologico e propagandistico, in quanto non aderente alla realtà del fenomeno e stimolando una forzatura sull’opinione pubblica in un contesto pre-elettorale. A tal proposito è bene evidenziare che anche l’Associazione Nazionale Magistrati ha espresso forti perplessità rispetto al contenuto del decreto Minniti, principalmente sulla disparità del diritto alla difesa fra cittadini italiani e cittadini stranieri e sulle “garanzie proprie del processo civile in una materia che ha a oggetto diritti umani fondamentali”.
La strategia di riattivare i Centri di Permanenza non tiene conto, infatti, dell’evidente fallimento giuridico e umanitario prodotto da queste politiche. I centri di permanenza esistono dal lontano 1998, allorché vennero istituiti con l’approvazione della legge Turco-Napolitano e successivamente modificati in senso repressivo con la legge Bossi-Fini, ancora in vigore. Innumerevoli sono stati gli scandali che si sono prodotti nel corso degli anni: è sempre utile ricordare il più eclatante fra essi, proprio nel nostro Salento, quello di San Foca, che ha visto la condanna per numerosi reati di Don Cesare Lodeserto, vicario dell’allora Vescovo di Lecce Ruppi. Altrettanto numerosi sono stati i rapporti di ONG internazionali sui Centri di Permanenza, nei quali sono stati registrati abusi fisici e giuridici di diversa natura. Amnesty International a Medici Senza Frontiere, per citare due organizzazioni la cui imparzialità è universalmente riconosciuta, hanno prodotto rapporti circostanziati sui Centri di Permanenza evidenziandone il loro fallimento.
Le politiche di allontanamento forzato delle persone irregolari non saranno mai efficaci, oltre che giuste, se non saranno attivate politiche degli ingressi regolari adeguate e aderenti alla realtà: l’Italia non ha un sistema di ingressi regolari se non quello emergenziale dell’ingresso per protezione; la legge in vigore, che possiamo definire come una impropria legge sul mercato del lavoro, perché produce irregolarità, è disattesa sui temi degli ingressi per lavoro, ricerca di lavoro e altre tipologie di ingressi.
Tutto questo riporterà Brindisi, insieme alle altre città dove sarà presente un Centro di Permanenza, ad essere al centro di episodi come quello di Adriana. La storia della nostra città è una storia di accoglienza e di rispetto delle culture altre, nonostante piccoli e isolati episodi di intolleranza.
Attraverso questo documento chiediamo che la città, anche la Sindaca, esprima un forte dissenso rispetto alla riattivazione di un centro di detenzione nella struttura di Restinco. Altresì chiediamo che la Regione Puglia, per il tramite del Presidente Emiliano, metta in atto tutti gli strumenti di controllo, anche amministrativo, volti ad impedire che questa scelta abbia luogo. Chiediamo, inoltre, che Adriana acceda ad una procedura di regolarizzazione che tenga conto della sua lunga presenza sul territorio italiano. Esiste, ad esempio, una norma che concede al Questore il potere insindacabile di rilascio di un permesso straordinario per motivi umanitari, senza che vi sia la necessità di verifica da parte di alcuna commissione. Si proceda in questa direzione.