D’Aprile: “La politica deve dare risposte e dignità a quanti soffrono”

“Si ha l’impressione di vivere in uno stato di alterazione permanente: una sorta di allucinazione collettiva in cui ogni giorno di più la verità arretra e l’inverosimile prende la scena. Quel che conta è alimentare lo stupore che annebbia il giudizio e fa implodere ogni argomentazione razionale”.

Questo mirabile concetto, pubblicato in un corsivo da un organo di informazione qualche giorno addietro, appare perfettamente riferibile agli atteggiamenti assunti in ogni dove a seguito degli accadimenti che stanno caratterizzando questo particolare momento storico.

In effetti, le importantissime e vitali sfide globali rappresentate dal cambiamento climatico, dalle carestie nel sud del mondo, dalla più grande disuguaglianza economica mai registrata, dai rischi di pandemie, da una possibile guerra nucleare e, non per ultimo, dalla istituzionalizzazione dei dazi che provocheranno una altrettanto  disastrosa guerra commerciale, incredibilmente vengono spesso prospettate ad ogni livello con dissertazioni che prediligono il clamore, lo stupore piuttosto che la razionalità, la logica, la ragionevolezza, come, invece, si converrebbe.

Atti ed atteggiamenti, questi, con particolare riferimento a quelli assunti da tutto l’establishment politico, protesi quasi esclusivamente alla spasmodica conquista di un consenso elettorale o per perseguire pseudo ideologismi dell’ultima ora, e non indirizzati, invece, verso una reale soluzione delle varie problematiche.

Purtroppo, anche nel nostro piccolo, nella nostra Brindisi, il metodo comportamentale non si discosta da quello sopra esposto, essendo una città abituata da sempre a sentire i richiami di tante sirene che nel corso del tempo, a volte con forme di arcaismo ammantate da innovazione, hanno pervicacemente “annebbiato il giudizio, ancorché fatto implodere ogni argomentazione razionale”, tanto da ridurla a città che soffre una crisi socio economica talmente grave da trascinarla a vivere un declino ed un isolamento inarrestabili.

Brindisi, una città abituata a “chiudere sempre la stalla quando i buoi sono già scappati”, vive il dramma della difficile fase di transizione e riconversione industriale, a causa del fine ciclo di attività produttive di grande impatto, come quelle in campo energetico (il progressivo spegnimento dei camini di Cerano, con i loro scarichi avvelenati su una dolente umanità che ha pagato sulla propria pelle i danni alla salute, ancorché quello ambientale, tiene in apprensione tante famiglie senza un sicuro futuro), quella farmaceutica, priva di una vera strategia, un serio programma volto a dare respiro al grave momento congiunturale in atto, quella chimica che per anni a Brindisi ha sostenuto occupazione e ricerca.

Le solite iperbole che quotidianamente vengono blaterate per futuri, presunti nuovi interventi imprenditoriali, puntualmente considerati fattibili dal nostro innato senso credulone, non fanno che dare maggiore valore significativo ad un famoso aforisma di Molierè che così recita: “non siamo responsabili solo per quello che facciamo, ma anche per quello che non facciamo”.

In effetti, siamo abituati a consolarci strologando a destra e a manca, adagiandoci nella nostra mortificante indolenza, oppure appellandoci per mera sciatteria o per consapevole complicità alle autorità preposte, ossia ai corresponsabili.

In questi giorni, alcuni organi di informazione on line hanno dato notizia delle dimissioni dell’intero consiglio direttivo della “Lega Navale Italiana”, sezione di Brindisi. Un vero “terremoto” che pone in stato di crisi un’associazione che per decenni ha dato lustro alla nautica da diporto brindisina.

Tali dimissioni pare siano state determinate a seguito di denunce rappresentate alle competenti autorità da una frangia di soci per presunti abusivismi o illegittimità, peraltro in godimento da decenni (verosimilmente qualche tettoia non dichiarata, oppure qualche tavolino di troppo nel piazzale bar/pizzeria), talmente irrilevanti che definirli amenità appare un eufemismo.

E’viva la speranza che tutto possa ricomporsi nel più breve tempo possibile, a guisa che si continuino a perseguire i nobili scopi dell’associazione che, fra l’altro, mirano anche alla tutela dell’ambiente marino e delle acque interne, di cui Brindisi ne ha tanto bisogno, poiché sottoposte, come noto, a una grave devastazione, ammantata sempre da una fitta coltre di assordante silenzio, perpetrata al riguardo per tanti anni.

Questo è il punto.

La coraggiosa revisione del nostro tratto comportamentale appare, pertanto, indifferibile ed urgente, in quanto “capitale sociale” da spendere direttamente, quale forma di cittadinanza attiva, non solo per strutturare e realizzare le risposte ai singoli problemi, ma anche per definire le strategie con le quali il territorio dovrà svilupparsi e progredire, costringendo così la solita politica, avvezza da sempre a chiudersi in recinti autoreferenziali, preoccupata solo di assicurarsi quelle reti clientelari necessari alla sopravvivenza, a dare risposte e dignità a quanti soffrono ed arrancano, in quanto la spaventosa crisi economica e sociale in atto nella nostra città sta toccando in maniera allarmante le ansietà sociali.

Francesco D’Aprile

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