La nostra provincia, come molte altre del Sud, sta affrontando una crisi senza precedenti, un’emergenza che non può più essere ignorata. La politica attuale, purtroppo, sta solo peggiorando un quadro già complesso, in particolare per le aree più vulnerabili come la nostra. Brindisi è stata dichiarata “Area ad elevato rischio ambientale” già nel 1998, a causa degli insediamenti industriali devastanti che hanno segnato la nostra storia. La centrale ENEL di Cerano, alimentata a carbone, e il petrolchimico ENI/VERSALYS hanno avuto un impatto negativo sulla nostra salute, sull’ambiente e sull’economia. Le conseguenze si vedono ancora oggi: la qualità dell’aria, dell’acqua e dei terreni è stata compromessa irreparabilmente, con un aumento vertiginoso delle patologie oncologiche e altri gravi disturbi legati all’inquinamento, come dimostrano gli studi epidemiologici. Non possiamo dimenticare che questi insediamenti industriali, a lungo considerati il motore del nostro sviluppo, hanno trasformato un’economia agricola e agroalimentare fiorente in una realtà incentrata su industrie ad alta intensità di impatto ambientale. Ora, dopo la chiusura della centrale a carbone di Cerano, prevista per il 2025, e il progressivo declino del petrolchimico, ci troviamo di fronte a una perdita drammatica di occupazione e a una profonda crisi del nostro porto, che un tempo era il volano dell’economia locale. Il porto di Brindisi, una risorsa strategica per il Mediterraneo, oggi vive una crisi senza precedenti, con il traffico di carbone che è ormai quasi scomparso e senza che siano stati sviluppati altri flussi economici adeguati a sostituirlo. La demografia della provincia di Brindisi è un altro dato che non possiamo ignorare: dal 2015 al 2024 abbiamo perso circa 20.000 abitanti, e i giovani sono quelli che più di tutti se ne vanno in cerca di opportunità altrove. È questo uno dei problemi più gravi: la fuga dei giovani, la dispersione di intelligenze e risorse umane che contribuisce, insieme ad altri fattori, alla progressiva desertificazione del territorio. Il rischio è che in pochi anni il nostro territorio diventi un deserto demografico ed economico, se non si avviano politiche davvero mirate a invertire questa tendenza. Il processo di decarbonizzazione, che giustamente l’Europa spinge, ha avuto l’effetto di accelerare il collasso di un modello economico che ormai non è più sostenibile. Ma questo avrebbe dovuto aprire la strada a nuovi investimenti e risorse per il nostro territorio. Purtroppo, non è stato così. Nonostante gli sforzi per portare risorse dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che avrebbe dovuto destinare risorse al Sud, a Brindisi sono arrivate solo le briciole. Mentre altre aree del Paese stanno vedendo fiorire nuovi progetti, noi continuiamo ad aspettare che qualcuno si ricordi di noi.
Un esempio chiaro di come certe scelte politiche abbiano messo in pericolo il nostro futuro è il progetto del deposito di gas a Costa Morena. Questo progetto, se realizzato, non farebbe altro che cementificare il nostro destino come terra di sfruttamento, impedendo la creazione di una piattaforma logistica polifunzionale per il nostro porto, che dovrebbe diventare il cuore pulsante dell’economia del Mediterraneo. È ora di avviare un vero e proprio cambiamento di paradigma. Il nostro territorio ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo che, partendo dalla sostenibilità, sia capace di creare posti di lavoro, di attrarre investimenti e di risollevare la nostra economia. Dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili, sull’idrogeno verde e su una chimica più sostenibile. Il nostro territorio ha tutte le potenzialità per diventare un polo di innovazione e di produzione ecologica, con la creazione di filiere produttive che includano la fabbricazione di componenti per le energie rinnovabili e l’assemblaggio di tecnologie avanzate. Inoltre, bisogna puntare sull’educazione e sulla formazione. Brindisi ha un grande potenziale, ma questo non può essere sfruttato senza un investimento serio nelle scuole e nelle università. La Cittadella della Ricerca, una struttura straordinaria, deve essere rilanciata per diventare il centro di innovazione che il nostro territorio merita, creando nuove opportunità per i giovani. Il porto di Brindisi deve essere rilanciato come una piattaforma logistica integrata nei corridoi europei, dove si possano sviluppare nuove filiere produttive, dalla logistica all’automotive, fino all’agroalimentare. Ma per farlo, dobbiamo fermare progetti dannosi come quello del deposito di gas, che non fa altro che impedire un vero sviluppo del nostro porto. Anche l’agricoltura può rappresentare un’opportunità fondamentale per il futuro. Brindisi ha una superficie agricola estesa, seconda solo a Foggia in Puglia, e l’agricoltura rappresenta una vocazione naturale del nostro territorio. Investire in una green economy che produca cibo sano, rispetti l’ambiente e crei buona occupazione è una delle strade da percorrere. L’agricoltura può davvero essere un motore di sviluppo per il nostro territorio, capace di offrire una visione di futuro alternativo a quella industriale che ci ha portato a questo punto. La mobilità sostenibile è un altro settore in cui dobbiamo investire. Puntare su una mobilità più lenta, sull’alta velocità e sull’alta capacità potrebbe migliorare significativamente la qualità della vita, contribuire alla sostenibilità e attrarre nuove opportunità. Infine, la transizione energetica deve passare attraverso l’autonomia energetica. Dotare gli edifici pubblici e privati di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo ci permetterebbe di diventare indipendenti dal punto di vista energetico, riducendo al contempo la povertà energetica che ormai colpisce troppe famiglie. La chiave di tutto questo è una visione di sviluppo che metta al centro la sostenibilità, l’innovazione e la giustizia sociale. Oggi, come mai prima, è fondamentale guardare al futuro con coraggio, ma anche con realismo. Se non invertiamo questa rotta, rischiamo di vedere la nostra terra spopolarsi, impoverirsi e perdere ogni speranza di crescita. Dobbiamo impedire che Brindisi e il nostro territorio continuino a essere un luogo di abbandono. È il momento di agire, di mettere in campo una politica capace di dare speranza ai giovani e a chi vive nel disagio. Il nostro obiettivo deve essere quello di costruire un futuro per questa terra, affinché le nuove generazioni possano finalmente tornare a vedere qui un’opportunità, non una terra di emigrazione e di disillusione.
Simone fiume dirigente sindacale nidil cgil