L’inizio del nuovo anno 2025, ci porta a riflettere su ciò che è stato il passato e su ciò che potrebbe essere il futuro nel considerare con determinazione le emergenze d’affrontare.
Ciò significa che per non perdere la giusta motivazione, è necessario prefissare gli argomenti e farli diventare obiettivi da raggiungere. Mi chiedo dunque, quali potrebbero essere tra questi le priorità nel nostro territorio se non nel partire dal dialogo inclusivo di confronto sul tema dei prerequisiti che sono stati stabiliti nel “Protocollo del Modello Metodo Brindisi”?
Nel suo contenuto, la prospettiva era nella risoluzione delle emergenze “industriali, Sanitarie, commerciali, edilizia, turismo, trasporti (vedasi Porto ed Aeroporto) e della crisi nell’agricoltura.
Si legge infatti, nei quotidiani che le tempistiche del cronoprogramma di Eni Versalis prevedono lo spegnimento del cracking di Brindisi sull’intento di una nuova gigafactory per la produzione di batterie litio-ferro-fosfato, senza accorgersi purtroppo di una strategia di dipendenze e di distruzione occupazionale sociale ed economica “diretta ed Indiretta” per l’industria che si delocalizza dal nostro territorio.
Alla luce di tutto questo, il mio parere è nella richiesta su “Come affrontare” gli investimenti per la ricerca innovativa nell’avvio di un confronto per il cambiamento energetico, (vedasi a Brindisi la chiusura di Cerano e la Costruzione del G.N.L) e su quest’ultimo quale potrebbe essere l’“Indotto produttivo necessario per l’impianto?
I suggerimenti dal Protocollo, purtroppo, non sono stati recepiti dalla politica Territoriale; infatti ancora oggi si tentenna ad aprire “un tavolo permanente” in Prefettura sulle prospettive del dopo “DeCarbonizzazione”. La figura del Commissario era quella di essere “garante” nel dirigere la Cabina di Regia sulla finalità di affrontare le emergenze territoriali.
Il passato ha presentato un modello nella prospettiva di un futuro per un confronto risolutivo delle emergenze; mi chiedo quindi quali potrebbero essere (in questo futuro delocalizzante) le prospettive della Basell e della Gyndall?
Il futuro è nella “Speranza” che il 2025 modifichi gli atteggiamenti che hanno costretto la riduzione degli assetti industriali, commerciali, sanitari, che hanno portato il territorio in una povertà politica educativa e soprattutto economica.
La domanda è del perché le Istituzioni non raddrizzano il Timone, utile e necessario a raggiungere gli obiettivi prefissati dal “Protocollo Modello Metodo Brindisi”?
Tonino Licchello