Caro Babbo Natale,
Ti scrive un lavoratore della Centrale Enel di Cerano. Sono trascorsi tre mesi da quel famoso tavolo ministeriale tenutosi in Prefettura a Brindisi, durante il quale si parlava di investimenti e di numeri impressionanti: 13 aziende pronte a investire sul territorio, con la promessa di creare 2.000 posti di lavoro e di salvaguardare anche noi, lavoratori della Centrale.
Beh… bisogna ammettere che le favole sanno raccontarle bene. Ed è proprio per questo che mi rivolgo a te. Tanto, ormai, credo che nulla cambierà, ma almeno tu hai il potere di sperare e, magari, di usare la tua magia natalizia per trasformare quelle promesse in realtà.
Con l’anno nuovo, sarebbe bello vedere una politica diversa, fondata non solo sui risultati, ma anche sulle competenze e sulla capacità di condividere progetti concreti per lo sviluppo del territorio di Brindisi. Sarebbe magnifico cominciare l’anno con forza e determinazione, affrontando una crisi che non accenna a fermarsi, e vedere sui tavoli istituzionali discussioni finalmente incentrate su di noi, i lavoratori. Blindare il nostro futuro dovrebbe essere la priorità, con una politica e delle parti sociali coraggiose, capaci di indicare la direzione giusta e di restituirci la voglia di sognare e sperare in progetti solidi e validi per un territorio martoriato e sfruttato per decenni.
Se perdiamo la capacità di sperare, sicuramente non lo faranno le aziende. E senza visione e creatività, il futuro si fa sempre più incerto, portandoci verso problemi ancora più gravi.
Riflettendo, ci rendiamo conto che siamo troppo grandi per credere ancora alle favole. Eppure, per anni, tanti hanno confidato nel “sol dell’avvenire” e nelle chiacchiere di molti imbonitori, che per mantenere il loro status hanno venduto solo fumo.
Ci avviciniamo alla chiusura del 2025 con il peso di una crisi economica, sociale e finanziaria che stiamo pagando sulla nostra pelle. Viviamo in una città come Brindisi, dove troppe persone parlano a vuoto, senza considerare seriamente le prospettive di futuro, usando il lavoro degli altri come arma politica. Questa è la politica di oggi.
Se non impariamo dalla storia, siamo destinati a riviverla, e questo potrebbe essere ancora peggiore.
Buone feste a tutti.
Daniele Mazzotta