Si possono presentare dei dati con tono trionfalistico anche quando il loro reale valore è insignificante? Se parliamo di Aeroporti di Puglia decisamente si.
Nella nota inviata alla stampa con i dati del traffico passeggeri riferiti ai primi dieci mesi del 2024 si dedica ampio spazio all’aeroporto Gino Lisa di Foggia che da gennaio ad ottobre ha movimentato meno di 50.000 passeggeri, cioè lo 0,5% di quelli riferiti al totale tra Bari e Brindisi. Eppure su Foggia si continuano ad investire somme importanti e si impiega personale il cui costo ricade sull’intero sistema aeroportuale.
Quanto all’aeroporto del Salento, i toni riferiti ai primi dieci mesi dell’anno parlano di un po’ meno di tre milioni di passeggeri, con un aumento rispetto allo scorso anno del 5,79%. A Bari, invece, i passeggeri superano abbondantemente i nove milioni ed in questo caso l’aumento è del 10,72%, cioè quasi il doppio rispetto a Brindisi.
L’elemento statistico legato alle linee internazionali, invece, non viene fornito in maniera disgiunta e quindi sappiamo solo che i passeggeri di questi voli sono più di 4.200.000, con un incremento del 17,4% rispetto al 2023.
Ecco, la chiave di lettura sta proprio in questo segmento di traffico. E’ qui che incidono le scelte politiche in quanto i voli internazionali con maggiore richiamo sono quelli che fanno scalo a Bari, mentre a Brindisi è stato destinato un traffico residuale, con collegamenti che è già azzardato definire di serie B.
Quindi ben venga la crescita complessiva del traffico aereo in Puglia, ma il Salento chiede ancora una volta maggiore considerazione da parte dei vettori e soprattutto da parte di Aeroporti di Puglia che ha il compito di diminuire il divario tra i due scali invece che di farlo crescere. Lo chiedono gli operatori turistici ed anche il mondo imprenditoriale che fa fatica a decollare – è proprio il caso di dirlo – se poi mancano i voli.