Nubi sempre più dense sul Petrolchimico…

Occorreranno non meno di due miliardi di euro all’Eni per invertire la rotta del gruppo Versalis e quindi per creare le condizioni perché la società torni a produrre utili. E’ questo il dato che emerge dall’ormai prossima presentazione del piano industriale dell’Eni da cui risulteranno elementi certamente negativi per il futuro del petrolchimico di Brindisi.

A livello centrale, infatti, ci si è resi conto della necessità di imprimere una svolta, con l’eliminazione delle produzioni che sono ormai oggettivamente fuori mercato per i costi elevati delle lavorazioni.

Da qui la decisione di varare un piano della durata di cinque anni per completare i processi di transizione verso prodotti chimici sostenibili e ad alto valore aggiunto.

Per quanto riguarda Brindisi, sarà pressoché inevitabile la chiusura del cracking che trasforma gli idrocarburi in etilene e che rappresenta attualmente il cuore pulsante dello stabilimento.

Ma la raffinazione tradizionale perde punti sui mercati e quindi bisogna pensare ad altro e bisogna farlo in maniera tale che già dal 2026 i conti di Versalis tornino in pareggio.

Certo, a differenza dell’Enel il gruppo Eni non dovrebbe abbandonare totalmente il sito di Brindisi, ma gli investimenti alternativi – che potrebbero riguardare il trattamento di rifiuti in plastica non riciclabili – non è certo che necessitino di tanta manodopera come quella impiegata attualmente nel Petrolchimico. Da qui la preoccupazioni di sindacati e imprenditori che operano anche nell’indotto dello stabilimento il cui futuro appare sempre più a rischio.

Mimmo Consales

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