D’Aprile: Brindisi ha bisogno di tanto altro, in aggiunta alla cultura…

Non c’è neanche un centesimo! E’ un mantra che oramai viene esternato da molti attuali gestori della cosa pubblica cittadina non per indicare una pratica meditativa, bensì per motivare l’impossibilità a poter risolvere almeno una delle tantissime problematiche che angustiano il vivere quotidiano della nostra città e che, in maniera  evidente, sono sotto gli occhi di tutti.

L’attuale governo cittadino, eletto, è bene ricordare, con una percentuale di poco superiore al 50% di un risibile numero di elettori (43% degli aventi diritto al voto), attuò la propria campagna elettorale esponendo, con i soliti urlatori seriali, un programma talmente avveniristico, talmente visionario che faceva immaginare un quadro altamente ottimistico del nostro futuro.

Evidentemente o non erano informati dello stato di predissesto in cui, come noto, versava e versa l’Ente civico brindisino e, quindi, colpevoli di ignoranza e/o di incapacità, o erano e continuano ad essere chiaramente in malafede.

Come da più parti rappresentato, dagli indicatori di valutazione della vivibilità (affari e lavoro, tenore di vita, ambiente, criminalità, disagio sociale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero), emerge un quadro sociale che soggettivare desolante appare anche alquanto indulgente.

Pertanto, continuare ad assistere ad azioni e discorsi che manifestano una accentuata sfiducia nei confronti degli aspetti attuali e dei possibili svolgimenti della congiuntura in essere, non può che risultare offensivo, esiziale, ancorché responsabile della difficoltà di coping nel milieu cittadino.

Se la “notoria” situazione congiunturale, acclarata continuamente dal mantra sopra richiamato, non consente l’attuazione di interventi atti a migliorare la già consolidata precaria valutazione di vivibilità, si appalesa, pertanto, del tutto superfluo ed inopportuno continuare ad elargire significative prebende al fine di tenere in piedi un ambaradan di incarichi elettivi chiaramente improduttivo.

Pararsi “il culo”, perché solo di questo si tratta, emettendo ordinanze di “Zone 30”, elargire cospicue somme per eventi che lasciano il cosiddetto tempo che trovano, prevedere la delittuosa eradicazione di antiche essenze, nella fattispecie alberi di pini, senza aver provato solo ad immaginare soluzioni alternative (il modello da esportare in tutte le città è quello di “Forestami”, il progetto nato a Milano sotto la direzione scientifica di Stefano Boeri, che ha come direttore scientifico Stefano Mancuso, botanico di fama internazionale), non riuscire nemmeno a disporre gli interventi di giardinaggio per l’aiuola esistente nelle vicinanze del nostro Municipio, significa che stiamo vivendo l’anno zero della politica.

La nostra devastata Brindisi, che con strani artifici cercano di candidare a città della cultura, ha, invece, bisogno di molto, molto altro.

Ha bisogno di una nuova politica che sia il risultato di una proficua alleanza fra i cittadini e i loro amministratori, in particolare i sindaci eletti direttamente dal popolo, in grado di conservare un contatto diretto con gli elettori interpretandone meglio anche nel tempo le loro mutevoli esigenze.

Ha bisogno di prevedere numerose e complesse progettualità con la consulenza e la partecipazione di professionisti e aziende locali poiché la loro attuazione contribuirà alla trasformazione ecosostenibile del territorio.

Ha bisogno di “voglia di futuro”, creando alleanze basate sulla fiducia, per stringersi intorno a progetti comuni con l’intento di fare il bene della collettività.

Il peso di cordate e consorterie, con capi e capetti che aprono e chiudono svolte e comprimono l’energia popolare di militanti ed elettori, è una zavorra di cui ci si deve liberare.

Al più presto!

Francesco D’Aprile

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