Il vigile del fuoco (pompiere nel gergo comune e tra gli amici) sarà tale per tutta la vita. Praticamente sempre, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Questione di sentimenti multipli e variegati, dell’io più profondo, questione della propria anima. Per carità, circostanza simile ad altre professioni, ovviamente. Ma chi fa per 30 anni e più questa attività, rivolta essenzialmente a salvaguardare gli altri e l’ambiente in cui si vive, beh un po’ di quello spirito di solidarietà ti resta nelle vene. Eccome! Se poi lo hai già di tuo, al di là del lavoro quotidiano in divisa e con idranti in mano, il tutto è amplificato in maniera esponenziale.
Ebbene, il 30 settembre è stato l’ultimo giorno di lavoro di Fabio Riso, caposquadra del distaccamento portuale, collocato a riposo – si dice così – per limiti anagrafici (60 anni !!). Ed è anche giornalista pubblicista. Un vigile del fuoco bravo nel suo lavoro, come tanti ovviamente, per fortuna, e che ha avuto il pregio e anche il privilegio di essere vigile del fuoco “dentro” la caserma o all’opera in uno dei tanti lavori di soccorso eseguiti (incendi, terremoti, affondamenti, nubifragi, salvataggi vari in casa e in mare, ecc.), ma anche “fuori”, senza divisa, in abiti informali. Evidente qui l’influenza netta di un altro “pompiere”, a lui molto caro e scomparso da poco, papà Liborio. Ecco, quindi, che al momento della pensione, i pensieri che frullano nella mente di un vigile del fuoco, e quindi anche di Fabio, sono tanti, a volte in collisione, ma si sa che non ci si può far nulla. Quindi, è giusto accettare l’incedere degli anni e pertanto capire che certi tipi di mestieri non si possono fare oltre una certa età, oppure é più giusto sentirsi ancora giovane e per questo desideroso di rendersi utile ancora con idranti e divise?
Qualunque sia la risposta, Fabio continuerà a farsi in quattro per gli altri, amici o non amici, perché si è altruista nell’animo, per vocazione, per tanto altro, ma mai, mai per l’apparire. Uno che anche in un suo giorno di riposo, parecchi anni fa, non esitò “libero dal servizio, con generoso slancio – così si legge nell’attestato di pubblica benemerenza al valor civile ricevuto con D.M del 23 novembre 1998 – e sprezzo del pericolo, si tuffava tra i flutti in soccorso di un uomo in procinto di annegare e, nonostante le cattive condizioni del mare, riusciva a raggiungere il malcapitato ed a trarlo in salvo a riva”. Accadde nell’agosto del ’97 presso un lido del litorale nord di Brindisi. Lui, sarà sempre questo, anche dal primo ottobre in poi.
Ad majora Fabio.
Ps. Scritto dall’amico Renato Rubino, su …idea dei “pompieri” di Brindisi!!!