Tutti sapevano cosa avrebbe comportato il processo di decarbonizzazione del paese, ma nessuno si è preoccupato, tra coloro che si sono alternati alla guida del Governo nazionale, delle conseguenze economiche ed occupazionali di tale processo, soprattutto in aree del paese già in grave difficoltà come si può considerare quella di Brindisi. Oggi, alla vigilia della definitiva dismissione dell’impianto produttivo di Cerano, ci si rende conto delle conseguenze negative per decine di imprese dell’indotto che rischiano concretamente di chiudere i battenti.
Un patrimonio di professionalità e di esperienza che rischia di perdersi nel nulla e tutto questo è frutto di una mancata programmazione che potrebbe mettere in ginocchio un’area del paese che si è messa a disposizione per decenni degli interessi generali, anche a costo di gravi guasti ambientali.
Ma proprio in queste ore si è acceso un barlume di speranza. La presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha incontrato Larry Fink, patron di BlackRock, una società americana di investimenti che ha un patrimonio che supera i 10.000 miliardi di dollari, di cui 150 già localizzati in Italia.
Ebbene, secondo fonti ben accreditate, oltre ad incontrare la premier, Larry Fink avrebbe avuto un colloquio con Flavio Cattaneo, amministratore delegato dell’Enel. I due hanno già avuto modo di realizzare grandi progetti in passato, mentre oggi lo statunitense potrebbe essere interessato a rilevare centrali a carbone in corso di dismissione, come Brindisi e Civitavecchia. Il tutto, per realizzare dei data center al servizio dell’intelligenza artificiale il cui consumo energetico potrebbe superare un giga, cioè quanto consuma una città di grandi dimensioni.
Quanto questa chiacchierata possa trasformarsi in fatti concreti è difficile stabilirlo. Sta di fatto che per Brindisi sarebbe davvero una svolta, da tutti i punti di vista.