90 anni della Saca – Dipietrangelo: “Ma la storia va raccontata ricordando la mobilitazione degli operai, del sindacato e della politica”

Domani, sabato, su iniziativa di “Leonardo”, ci sarà un family day per ricordare, con le famiglie dei dipendenti, la storia della Saca che negli anni ’70 visse  un periodo di grande crisi culminato con il fallimento e una forte mobilitazione operaia per salvarla.

In quegli anni Carmine Dipietrangelo era un giovane segretario provinciale della Cgil ed aveva la responsabilità del settore industria, con le relative lotte e vertenze.

Di tutto questo, nel “racconto” fatto dalla stampa per presentare l’iniziativa di “Leonardo” non c’è traccia ed è come se un pezzo di storia della nostra città fosse stato cancellato con un colpo di spugna.

“Ho letto della lodevole iniziativa di ricordare da parte di Leonardo, sabato prossimo, i 90 anni della Saca, che negli anni ’70 visse  un periodo di grande crisi culminato con il fallimento – afferma Dipietrangelo – e una forte mobilitazione operaia per salvarla. La fabbrica, attiva principalmente nella produzione e riparazione di aerei e altre attrezzature aeronautiche, rappresentava un polo industriale cruciale per la città di Brindisi e l’intera regione, così come evidenziato nella ricostruzione fatta sulle pagine del Quotidiano qualche giorno fa. In quella ricostruzione, però, come lei ha evidenziato, mancava qualcosa: il ruolo dei lavoratori e della politica”.

  • La Saca è stata davvero un fiore all’occhiello per Brindisi e per l’industria aeronautica. Poi una crisi che ai più risultò incomprensibile…

La crisi della Saca iniziò a causa di difficoltà economiche legate a cattive gestioni e alla riduzione delle commesse, sia pubbliche che private. Come molte altre aziende del periodo, fu influenzata dalla crisi economica globale, ma anche da una inadeguata gestione dell’allora proprietà e dalla mancanza di una chiara politica industriale in Italia. La Saca si trovò in una situazione di insolvenza, rischiando la chiusura.

Da sindacalista impegnato in prima linea in quegli anni mi permetto, però, di integrare la ricostruzione fatta in preparazione dell’evento richiamando il ruolo che gli operai e il  sindacato ebbero per il salvataggio della loro azienda.

Gli operai della SACA, guidati dalla FLM, svolsero un ruolo determinante e decisivo nella difesa dell’azienda. La loro mobilitazione rappresentò un momento significativo di resistenza operaia in un contesto più ampio di crisi industriale e occupazionale. Gli operai occuparono la fabbrica per mesi nel tentativo di impedire la chiusura e la dismissione degli impianti”.

  • Ma poteva  bastare la lotta dei lavoratori per arginare quel declino?

“L’occupazione non era solo una protesta contro il rischio di licenziamento, ma anche un atto di autodifesa collettiva, con i lavoratori che continuavano a presidiare gli stabilimenti, cercando di attirare l’attenzione pubblica e politica. Durante l’occupazione, si tennero incontri con sindacati e istituzioni locali e nazionali per trovare una soluzione che evitasse la chiusura definitiva. Fondamentale fu anche il ruolo dellAmministrazione comunale e dellallora vicesindaco socialista Gigi Capone. Si costituì presso il Comune, infatti, la commissione occupazione” che oggi si chiamerebbe tavolo”. Ne facevano parte tutti i rappresentanti delle forze politiche, sindacali e imprenditoriali. Commissione che diventò permanente e seguì altre crisi e vertenze industriali. Non si andava in prefettura. La politica allora aveva ruolo e autorevolezza. E il sindacato non si limitava a protestare ma costruiva proposte credibili e realizzabili”.

  • Grazie alla forte pressione dei lavoratori, l’azienda fu infine salvata dall’EFIM (Ente Partecipazioni e Finanziamento Industria Manifatturiera), un ente pubblico che in quegli anni gestiva e riorganizzava molte imprese in difficoltà.

“Il coinvolgimento dell’EFIM rappresentò una svolta decisiva, poiché l’ente statale subentrò nella gestione della fabbrica, garantendo la continuità produttiva e salvando centinaia di posti di lavoro attraverso  prima lEFIM AGUSTA e poi la  IAM”

La vicenda della SACA di Brindisi è un esempio emblematico di come, negli anni ’70, la mobilitazione operaia abbia potuto contribuire al salvataggio di importanti realtà industriali italiane, almeno temporaneamente, e di come il ruolo degli enti pubblici come l’EFIM fosse cruciale in un’epoca in cui lo Stato interveniva direttamente per sostenere le imprese in crisi.

Altri tempi….niente nostalgia ma solo rispetto della storia e senza privare la città di memoria.”

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