Una ordinanza “vergognosa”. Così il consigliere regionale fabiano Amati, che da tempo ha aviato una battaglia per la ripubblicizzazione del centro neurolesi e motulesi di Ceglie messapica, definisce la decisione della terza sezione del Tar di Lecce che ha accolto la richiesta della fondazione San Raffaele di sospensiva di tutti gli atti dell’Asl di Brindisi che avrebbero portato alla gestione pubblica del centro di riabilitazione .
Quindi la richiesta al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano di “impugnare l’ordinanza davanti al Consiglio di Stato e di portare avanti tutte le iniziative per dar seguito alle corrette azioni messe in campo con la legge regionale 21del maggio 2024 e con i conseguenti provvedimenti amministrativi da parte del dipartimento regionale e della Asl.
Per Amati l’ordinanza di sospensiva è irragionevole quando sostiene che ci sarebbe un rischio di soluzione di continuità nell’erogazione del servizio e in tal modo giudica di fatto sulla idoneità del Piano emergenziale assistenziale elaborato, “atteso che il Perrino è un centro di eccellenza e ha medici con requisiti e titoli comprovati, mentre il Dipartimento di prevenzione della Asl Brindisi ha accertato che molti medici e dipendenti della Fondazione San Raffaele a Ceglie non hanno i titoli o la specializzazione idonea al trattamento di pazienti particolarmente gravi”.
Nel provvedimento, il Tar, “sospende l’efficacia dei provvedimenti impugnati” ma introduce quella che Amati definisce una sorta di benevola raccomandazione, un “monito morale” che Amati ritiene paradossale, con l’inciso: “fermo restando il doveroso rispetto, da parte della Fondazione ricorrente, dei requisiti minimi organizzativi e degli standard assistenziali normativamente prescritti”. Standard, ricorda ancora Amati, che il dipartimento prevenzione della Asl ha riscontrato non essere rispettati.
“E’ evidente che la resistenza della Fondazione – afferma ancora Amati – è finalizzata a portare avanti una negoziazione che induca la pubblica amministrazione e non agire nei suoi confronti per chiedere la restituzione della somme pagate per prestazioni non autorizzate”. “La mia è una battaglia a favore della sanità pubblica e a difesa di pazienti che corrono il rischio di non essere curati come meriterebbero”, ha concluso, una battaglia che in questo momento ha sposato anche il presidente della Regione, il Consiglio regionale e che trova il supporto degli uffici e dell’avvocatura regionale. Bisogna andare avanti, innanzitutto impugnando l’ordinanza.
La trattazione di merito è stata fissata il 9 aprile 2025.