Ho saputo con ritardo della scomparsa dell’onorevole Livio Stefanelli, avvocato e militante del Partito Comunista Italiano della città di Brindisi. L’ho conosciuto da segretario provinciale dei giovani comunisti nei primi anni 70 e prima che fosse eletto nel 1972 deputato. Era un riferimento,per il suo impegno anche come avvocato, per la cgil e per i lavoratori. Era il loro avvocato. Ricordo soprattutto la sua dedizione a fianco delle prime lotte operaie contro le gabbie salariali ( i salari fino al 1969 erano stabiliti anche nei contratti collettivi per zone geografiche per cui nello stesso settore gli operai del sud dovevano prendere di meno rispetto a quelli del nord) e per i diritti dei lavoratori che furono riconosciuti poi nello “Statuto dei diritti dei lavoratori”. Ma il suo impegno sociale, culturale, politico e poi legislativo che lo fece diventare un punto di riferimento anche nazionale, fu quello per le lotte per il superamento della colonia e mezzadria che era la forma di conduzione da parte dei contadini dei terreni agricoli affidati loro subito dopo la seconda guerra mondiale dai grandi proprietari terrieri del Salento. Una forma che prevedeva la completa conduzione e relativi lavori a carico solo dei contadini e la suddivisione del 50% del prodotto coltivato (uve e olive soprattutto) tra proprietari e contadini. Dopo anni di lotte grazie a uomini come Livio Stefanelli e al PCI la colonia con una legge fu trasformata in affitto. Quella legge fu proposta e fatta approvare in parlamento da Livio Stefanelli e aveva la sua firma. Le campagne salentine e l’agricoltura ne trassero un vantaggio. Ci si liberò di una forma di rapporto feudale e parassitario che fino a metà anni 70 era ancora prevalente nelle nostre campagne. La sua storia politica e professionale come la sua militanza nel PCI è stata in città un riferimento democratico e antifascista. Da consigliere comunale ha contribuito negli anni 60/70 a consolidare l’insediamento sociale ed operaio del pci in città ma come intellettuale e avvocato seppe rappresentare una eccezionale sintesi tra città e campagna nel momento più delicato del territorio e della sua trasformazione industriale. Dopo la sua esperienza parlamentare di due brevi legislature (allora nel pci si facevano due mandati parlamentari) ritorno’ a fare la sua professione e allento’ il suo impegno politico e istituzionale caratterizzandolo verso la fine nel contrastare nel 1983 la scelta di realizzare la centrale Enel di cerano che era inserita nel piano di reindustrializzazione a seguito della crisi del petrolchimico dei primi anni 80.
Nel PCI di Brindisi su questa scelta ci fu un duro confronto e quasi scontro che forse è stato uno dei motivi dell’allontanamento definitivo di Stefanelli dal partito di cui era stato importante rappresentante. Riservato, galantuomo, avvocato rigoroso, come era lui, e’ stato un comunista italiano non pentito come tanti che hanno contributo a costruire la democrazia dei diritti e dei doveri. E di questa democrazia il PCI assieme a tanti come Stefanelli è stato uno dei costruttori.
La sua riservatezza e la sua lunga malattia forse hanno contribuito a farsi dimenticare ma credo che la città come quel poco di sinistra che ne è rimasta ha il dovere di ricordarlo.
Io lo ricordo anche per due aspetti strettamente personali. Nel suo studio ho conosciuto mia moglie da giovane praticante legale. Quando andai ad abitare a roma nel 1979 per un incarico in cgil nazionale mi affitto’ la sua casa a trastevere dove ho vissuto per oltre un anno.
Lo voglio ricordare così, consapevole come sono, che in quello scontro nel pci sulla centrale io non la pensavo come lui e questo contribuì a incrinare i nostri rapporti.
Carmine Dipietrangelo