Rifiuti – La città resta sporca, nonostante licenziamenti e assunzioni con criteri da chiarire…

Si tinge sempre più di giallo la vicenda legata al servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nella città di Brindisi. Da ottobre dello scorso anno è subentrata la ditta Teorema, poi trasformatasi in AVR e da Palazzo di Città, dopo un lungo periodo di strana e inaccettabile tolleranza, sono partite le prime contestazioni sulla qualità del servizio effettuato. La città – su questo non ci sono dubbi – non è mai stata così sporca e trascurata e quindi è necessario porre dei correttivi, così come lavorare al capitolato d’appalto per la gara decennale per la individuazione, entro un anno, di una azienda capace di offrire garanzie sulla qualità del servizio offerto.

AVR, però, è passata al contrattacco, scaricando le responsabilità sul tasso di assenteismo determinato da malattie e infortuni. E per fare questo pare abbia fatto ricorso a veri e propri investigatori privati i quali avrebbero seguito e fotografato i lavoratori infortunati, individuando comportamenti che, a suo dire, sarebbero incompatibili con le esigenze di guarigione dallo stesso infortunio. In un caso si è giunti addirittura al licenziamento ed un provvedimento così drastico ha i connotati di una precisa volontà di trovare una sorta di capro espiatorio per discolparsi dalle inefficienze del servizio. La realtà è che adesso la palla passa ai giudici del lavoro che dovranno valutare se i sistemi investigativi utilizzati dall’azienda erano consentiti e se la sanzione massima del licenziamento è proporzionata a quanto accaduto durante il periodo di infortunio, la cui durata – è opportuno chiarirlo – è stata stabilita dall’Inail e non certo dal lavoratore.

In coda a questa vicenda c’è quella delle assunzioni, effettuate dall’azienda con sistemi diversi rispetto a quelli auspicati dal sindaco Marchionna in termini di trasparenza. A quanto pare, potrebbe esserci qualche episodio di parentopoli, coinvolgendo anche qualche esponente politico, così come sarebbero stati chiesti dei curriculum anche a rappresentanti sindacali, come conferma il segretario dei Cobas Roberto Aprile.

Insomma, una vicenda strana e inquietante su cui sarà necessario fare immediata chiarezza.

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