Quanto appreso nelle ultime ore attraverso i social media ed alcuni organi di stampa ci lascia sgomenti.
Il fatto che qualcuno, attraverso un canale creato sul social TIK TOK, possa aver creato un video dove vengono elencati, con nome cognome e foto, molti collaboratori di giustizia del brindisino, col preciso intento di creare odio sociale nei confronti degli stessi e delle istituzioni e che, impunemente, si senta autorizzato a divulgare la cultura della mafia e dell’illegalità, non può passare inosservato o essere derubricato come un semplice scherzo goliardico, seppur di cattivo gusto.
Atteso che probabilmente c’è chi sta già provvedendo alle giuste indagini per intraprendere i necessari e dovuti provvedimenti, non si può tralasciare ogni singola occasione utile per ribadire a gran voce che i principi cardine di una società sana sono rappresentati dal rispetto per le regole e dall’universale concetto di legalità.
Una città come Brindisi che da decenni cerca di uscire dall’oscurantismo sociale e politico deve necessariamente fare propri tali principi e perseguirli senza alcun tentennamento e ci stupisce il silenzio assordante delle altre forze politiche sull’accaduto.
La sensazione, alquanto preoccupante, è che quanto i cittadini facciano per contribuire alla costituzione di un tessuto sociale sano su cui fondare e costruire il futuro di Brindisi sia vanificato da alcuni soggetti, per fortuna pochi, che pensano attraverso le minacce, che spesso viaggiano sui social, di ristabilire in città un clima fondato sul terrore e sull’illegalità.
Di contro c’è una speranza, quella che tutti prendano atto della gravità e della pericolosità di quanto succede e possano dare il proprio contributo, ognuno con i propri mezzi, per fermare sul nascere questi fenomeni e invertire quella spirale di negatività che da anni spinge Brindisi verso il baratro.
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