Che il rischio ed il pericolo siano una presenza costante nel lavoro delle forze dell’ordine è una certezza che è determinata proprio dal giuramento che fedeli servitori Stato mettono in conto, per garantire sicurezza ai cittadini e per difendere le Istituzioni e la Democrazia.
Quindi nessun vittimismo da parte degli appartenenti alle forze dell’ordine (carabinieri, finanzieri, poliziotti, poliziotti penitenziari) se vengono aggrediti, malmenati e mandati all’ospedale durante la loro attività lavorativa.
Quello che invece sta diventando insopportabile per cui si chiede l’intervento delle più alte cariche dello Stato, del Governo e della politica è l’impunità che sempre più spesso godrebbero i delinquenti che commettono questi gravi reati.
Il SAPPE sindacato autonomo polizia penitenziaria da mesi sta denunciando la questione per quanto avviene nelle carceri pugliesi ed italiane, per cui decine di delinquenti che provocano danni permanenti a poliziotti a seguito di aggressioni o che mettono a rischio la sicurezza delle penitenziari godono di una impunità che li porta a commettere altre aggressioni, poiché non vengono prese nei loro confronti le misure previste dal codice penale, e dall’ordinamento penitenziario.
Ultimo caso riguarda i gravi fatti accaduti nel carcere di Bari il 17 Agosto, in cui 4 detenuti hanno picchiato selvaggiamente un poliziotto, sequestrato un infermiere, e tenuto in ostaggio l’intera sezione detentiva per qualche ora.
Ebbene invece di essere puniti severamente per quanto commesso, i quattro sono stati semplicemente allontanati da Bari e trasferiti in altre carceri pugliesi(Foggia, Lecce, Taranto e Trani) ove continueranno a creare disordini, a mettere a rischio la sicurezza e l’incolumità dei poliziotti e delle carceri.
Peraltro questa impunità porta altri detenuti a commettere azioni simili, considerato che ciò gli permette di accrescere il prestigio e l’autorità all’interno delle carceri.
La cosa assurda è che le leggi ci sono ma non sappiamo per quali motivi non vengono applicate, ci riferiamo; all’articolo 336 c.p. e cioè arresto in flagranza di reato che permetterebbe di portare immediatamente in giudizio il detenuto che usa violenza contro appartenenti alle forze dell’ordine, con la condanna immediata che sicuramente farebbe pensare un po’ prima di commettere reati; ora invece passano anni prima che si arrivi ad un processo per le aggressioni.
all’articolo 14 bis o.p.( carcere più duro)) in automatico per tutti quelli che si rendono responsabili delle azioni che violano la legge in questione, mentre ora il DAP rigetta quasi tutte le richieste delle Direzioni ;all’articolo 32 (o.p.) che prevede il trasferimento immediato di questi soggetti violenti, non avvicinandoli a casa come avviene ora, ma in apposite sezioni in regioni ove il sovraffollamento non c’è, ( vedi la Sardegna).
Siamo sicuri che la deterrenza di tali misure abbatterebbe del 60/70% gli episodi di violenza in carcere e fuori, da parte di delinquenti violenti e prepotenti.
Purtroppo dei gravi pestaggi ai poliziotti ci sono filmati molto crudi che se verrebbero diffusi farebbero inorridire ed indignare qualsiasi onesto cittadino, ma devono rimanere segreti, mentre poi se è un detenuto a prendere uno schiaffo i video girano per tutto il mondo.
Sia chiaro i detenuti non devono essere toccati nemmeno con un fiore , ma perché questo doppiopesismo per cui uno schiaffo al detenuto porta alcuni magistrati ad arrestare decine di poliziotti, anche chi non c’entra, mentre un grave pestaggio che potrebbe avere gravi conseguenze sulla salute e sulla vita di un agente non merita nemmeno l’applicazione dell’articolo 336 del codice penale?
Basta scorrere le cronache dei giornali locali per leggere di decine e decine di aggressioni che giornalmente i sindacati della polizia penitenziaria denunciano, mentre per le altre Forze di Polizia, oltre alle denunce dei loro sindacati, questi episodi di violenza arrivano all’opinione pubblica soprattutto in occasione di foto o video che vengono caricati sul web da gente comune che assiste a queste scene di ordinaria follia.
Ultimo esempio che ha fatto indignare e discutere la politica, con lacrime di coccodrillo, è quanto accaduto al carabiniere di Locorotondo malmenato ferocemente senza che i suoi aggressori abbiano subito un provvedimento immediato, consentendo allo stesso di fregiarsi in piena libertà dell’atto compiuto, ed ingenerando tra la gente paura e l’idea che lo Stato re la legalità siano state sconfitte.
Anche per questo tipo di reati deve essere immediatamente applicato quanto previsto per i detenuti che compiono gli stessi reati in carcere.
Il SAPPE ritiene che oltre ai propositi e le parole di elogio che il Governo indirizza alle forze dell’ordine, sia necessario intervenire non con nuove norme ma con la richiesta agli tutti gli organi preposti di far rispettare le leggi che ci sono , poiché ogni volta che viene aggredito un carabiniere, un poliziotto, un finanziere, un poliziotto penitenziario e non ci sono misure immediate nei confronti dei delinquenti, è la credibilità dello Stato che ci rimette ingenerando nei cittadini paura insicurezza.