San Raffaele, Amati: “Stento a crederci, ma medici senza titolo curavano i malati gravi. Lo diremo a Meloni, Procura e giudici del TAR”

Dichiarazione del consigliere regionale Fabiano Amati.

“Stento a crederci, ma l’ultima relazione del Dipartimento di prevenzione della ASL di Brindisi ha posto in evidenza un’enormità inaspettata: medici senza i prescritti titoli curavano i malati gravissimi del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica. Lo diremo al Governo nazionale, alla Procura della Repubblica e ai Giudici del TAR, nella speranza che finisca questa terribile finzione e che il sevizio transiti subito nella competenza della sanità pubblica, migliorando il servizio e cercando di salvaguardare tutti i posti di lavoro.
In 24 anni è la prima volta che viene svolta una puntuale verifica sulle attività del Centro, come invece dovrebbe accadere sistematicamente per tutte le strutture pubbliche e convenzionate. Non si può arrivare a questo livello di opacità, disservizi e forse reati, per far valere il buon andamento della pubblica amministrazione.
Le vicende venute a galla dalle continue attività ispettive sono inquietanti.
Infatti. Medici che dichiarano di essere specialisti in odontostomatologia e che solo per anzianità di servizio, ma è cosa da dover verificare, potrebbero svolgere le relative funzioni.
Medici non idonei alle funzioni di riabilitazione perché con specializzazioni in psicoterapia, medicina dello sport, cardiologia con contratto libero-professionale, anestesia e rianimazione con contatto di consulenza a chiamata, medicina fisica e riabilitazione destinati a guardia attiva pomeridiana o notturna, odontostomatologia, ginecologia e ostetricia, nonché privi di specializzazione.
Insomma, una buona parte dello staff priva di titolo per svolgere le relative funzioni.
Ma per quanti anni abbiamo affidato i nostri malati a professionisti privi delle necessarie qualifiche?
Certo, si tratta di professionisti che meritano rispetto per tutto ciò che hanno fatto negli anni e depistati da un’attività assunzionale della Fondazione San Raffaele non aderente alla legge. Ed infatti bisognerà capire come e in che modo si potrà salvaguardare il loro apporto nella nuova stagione del servizio pubblico.
Resta, tuttavia, l’amaro in bocca per questo modo di gestire il servizio e i nostri malati; un amaro in bocca che mi convince ancora di più sulla bontà dell’iniziativa intrapresa. E sui fatti documentati non ci sono chiacchiere che tengano”.

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