È evidente che a Brindisi la situazione aveva assunto una connotazione grave e grottesca con la stessa maggioranza ad aprire la crisi amministrativa.
È sembrato che l’amministrazione guidata da Pino Marchionna fosse incapace di superare il 2024. E sono tuttora convinto che l’avvicendamento degli assessori, al netto delle competenze , ovvero delle incompetenze (inadeguatezze) di ogni singolo, non servirà a superare l’incapacità di attuare il programma elettorale con il quale e per il quale hanno chiesto il voto alla città; un po’ come era successo nella precedente amministrazione.
Basta osservare quello che sta succedendo con la raccolta differenziata, ed il lerciume ad ogni angolo di strada, e con la gestione della Brindisi Multiservizi per rimanere all’attualità di alcune delle questioni aperte.
Il tempo; un mese e mezzo per risolvere la crisi ha dato la misura della prospettiva, della mancanza di ambizione dell’amministrazione di cambiare la città, di ridisegnarne la parabola.
Lo spessore politico, la visione sta tutta nella frase infelice pronunciata dal sindaco, frase stigmatizzata da molte testate giornalistiche a proposito della mancanza di un vero cartellone estivo di eventi: “a luglio ed agosto, a Brindisi ci pensa il mare.
Ma il tema non è questo ma ne è la premessa; non è l’attualità ma il futuro.
Rino Formica diceva che la politica è sangue e merda.
Sino ad oggi si sente solo un gran fetore e nulla di nuovo per la città.
E l’ipotesi che questa amministrazione destrorsa si stia organizzando scientificamente e diligentemente per il proprio suicidio non dovrebbe far gioire a sinistra; e non dovrebbe far gioire il PD locale così lontano dalle questioni irrisolte che da decenni affliggono la città e lasciando che le stesse diventino battaglie della CGIL cui accodarsi plaudenti.
Pensare che l’autolesionismo di destra e l’affezione per le poltrone (più forte l’affezione alle indennità più duratura l’agonia per la città) sia viatico per una vittoria certa per il centrosinistra e per il buon governo della città sarebbe una semplificazione, un grave errore.
Serve una visione per questa comunità, una strategia condivisa dalle forze coinvolte e da coinvolgere; e serve una classe dirigente che dovrebbe crescere ed essere costruita nella militanza in un percorso fatto di studio ed impegno. Liberandosi di capibastone miserabili cooptati solo perché portatori “insani” di voti e potere.
Ecco perché oggi, con urgenza, bisogna puntare sui giovani. Perché, come sostiene Bersani, “se i giovani si muovono anche i vecchi danno più volentieri una mano”. I giovani sono quelli che hanno a cuore temi importanti ed attuali come il clima, la pace, i diritti, la questione femminile e di genere, i migranti. Temi schivati dalla destra.
Si ignorano gli ultimi ed i penultimi che non sono nelle statistiche di enti di ricerca; ma non sono numeri, sono persone in carne e d ossa, donne, bambini, uomini che vivono , fantasmi ignorati, nelle nostre città; anche a Brindisi.
Ed i giovani nel PD bisogna farli crescere sfruttando “l’effetto Schlein” che, anche se con ritardo rispetto alla tabella di marcia auspicata, inizia a farsi sentire.
Ma non solo, bisogna, nel rinnovamento, tenere insieme le generazioni; comprese quelle degli appassionati militanti che tanto hanno dato al partito in tutte le sue evoluzioni e mutazioni.
Bisogna strutturare un dialogo duraturo e non occasionale e preelettorale con i corpi intermedi, con associazioni e soggetti della società civile garantendo a questi la possibilità costante di dare il proprio contributo concorrendo alle formazione dell’indirizzo e delle decisioni.
Ma questo in città non si legge.
Tutto è silente, anestetizzato,m ridotto in miserevoli interventi su questioni ormai deflagrate, inseguendo e non prevenendo, programmando.
Anche la politica, anche nella periferia, ha bisogno di programmazione impegno e strategie adeguate al territorio, se si rimane fermi sulle sole strategie (leggasi ambizioni e interessi dei singoli) non si andrà da nessuna parte.
Alle prossime amministrative in molti voteranno a sinistra per affetto; altri perché non troveranno alternativa.
Molti, moltissimi, resteranno a casa nello sconforto.
Ed allora l’unica medicina è un rinnovato impegno, che, per l’appunto, deve partire dalle periferie come la nostra mettendo in bell’ordine passione, visione, programmi e strategie capaci di risvegliare ovvero far nascere il senso perso della comunità; quella cui apparteniamo.
Cristiano D’Errico