Ospedale San Pietro V.co – Cosa si aspetta a partire con i lavori per la REMS?

La storia della sanità pubblica nel comune di San Pietro Vernotico è decisamente controversa e richiede una ricostruzione legata a ciò che è avvenuto negli ultimi decenni. Da quando, cioè, nell’ambito del piano di riordino ospedaliero, si decise di sacrificare l’ospedale “Ninetto Melli” che si era sempre contraddistinto come una delle realtà più qualificate della sanità pubblica della provincia di Brindisi. Molte delle competenze furono trasferite a Brindisi e per la struttura di San Pietro fu disegnato un futuro legato alla lungodegenza ed all’attivazione di un PTA, un Presidio Territoriale di Assistenza. Di annunci in questi anni ne abbiamo sentiti tanti, ma anche a San Pietro, come in altri luoghi della provincia di Brindisi, non si è andati oltre e ci si è fermati alle solite incomprensibili lungaggini della burocrazia. Poi è arrivato anche un finanziamento di tre milioni e mezzo di euro per realizzare una REMS, una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza che, tradotto in parole più comprensibili, significa una struttura dove accogliere le persone affette da disturbi mentali, autrici di reati, a cui viene applicata dalla magistratura la misura di sicurezza detentiva del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario o l’assegnazione a casa di cura e custodia.

La gara è stata bandita ad agosto dello scorso anno ed è stata aggiudicata a febbraio di quest’anno. Ancora un paio di mesi per le procedure burocratiche e poi si poteva partire. Ed invece siamo ad agosto del 2024 ed ancora non c’è una data certa, anche se dal Consorzio Build che si è aggiudicata la gara fanno sapere di essere pronti e di attendere solo il via libera dall’Asl.

A San Pietro, pertanto, ci si continua a chiedere il perché di tanti ritardi, visto che procedono a rilento i lavori di riqualificazione di un’altra ala della struttura, mentre quelli del REMS non sono neanche partiti. E dire che le risorse sono state stanziate davvero da tanto tempo e che la mancata attivazione di nuove unità ritarda anche l’impiego di nuovo personale. Un interrogativo a cui certamente l’Asl sarà chiamata a fornire risposte convincenti.

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