Macchia: « La chiusura della centrale di Cerano scatena una crisi sociale senza precedenti. Il governo nazionale deve delle risposte immediate, il tempo delle passerelle sterili e inconcludenti è finito»
Questa mattina, la situazione è esplosa in maniera drammatica. I lavoratori della centrale termoelettrica Federico II di Enel a Cerano hanno avviato un blocco ad oltranza della centrale. Questa protesta, che ha visto i lavoratori occupare simbolicamente i nastri trasportatori e interrompere le operazioni, è un chiaro segnale del crescente stato di emergenza e disperazione tra i dipendenti. La tensione ha raggiunto livelli insostenibili e sta diventando sempre più difficile da controllare, non solo per i sindacati, ma per l’intera comunità.
La chiusura della centrale di Cerano era prevista da tempo, eppure, ad oggi, non è stato fatto alcun progresso significativo per attenuare le sue conseguenze devastanti. La mancanza di azione concreta e la totale assenza di fondi o piani progettuali per affrontare l’impatto occupazionale sono inaccettabili. I ritardi e le inefficienze nella risposta alle necessità dei lavoratori hanno condotto a una crisi che potrebbe presto travolgere l’intero tessuto socio-economico della nostra regione.
La crisi non colpisce solo i lavoratori della SIR, azienda dell’indotto, ma sta per estendersi a tutti i settori collegati alla centrale di Cerano e oltre. L’interruzione del lavoro e il crescente rischio di licenziamenti minacciano non solo i dipendenti diretti della centrale, ma anche le centinaia di famiglie che dipendono dall’indotto e dalle attività ad essa collegate. L’ombra della disoccupazione e dell’incertezza si allunga su tutta la comunità, portando con sé il rischio di un disastro sociale di dimensioni colossali.
La CGIL di Brindisi lancia un appello urgente e deciso per un intervento immediato e concreto. È ora di affrontare questa crisi con tutta la determinazione e le risorse necessarie. Chiediamo una risposta immediata non solo ai grandi player industriali come Enel ed Eni, ma anche alle aziende dell’indotto. E anche dal governo azionista di queste aziende capaci di ricavi incredibili di cui nulla resta sul territorio. È essenziale che dimostrino una reale responsabilità sociale e facciano la loro parte per garantire una transizione equa e sostenibile per i lavoratori.
Ma non basta. La politica a tutti i livelli deve essere coinvolta attivamente nella risoluzione di questa crisi. Chiediamo a tutti i sindaci del territorio, al presidente della provincia, ai consiglieri regionali, ai parlamentari locali di alzare la voce e agire con determinazione.
Il governo nazionale deve delle risposte immediate, il tempo delle passerelle sterili e inconcludenti è finito. La chiusura della centrale di Cerano e l’intera crisi industriale non possono ricadere esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. È un problema che riguarda tutta la comunità e richiede un’azione collettiva e coordinata.
Non possiamo più permettere che i ritardi e la mancanza di preparazione determinino la sorte dei lavoratori e delle loro famiglie. La CGIL chiede con forza che vengano messi in campo progetti concreti e risorse adeguate per evitare che la crisi occupazionale si trasformi in una calamità irreversibile. È il momento di prendere decisioni decisive e di assicurarsi che la comunità di Brindisi non venga lasciata sola in questo momento critico.
La nostra battaglia per difendere il territorio e garantire un futuro ai lavoratori continuerà con tenacia. Siamo al fianco dei lavoratori della centrale di Cerano e di tutti coloro che sono colpiti dalla crisi. È essenziale che tutti i soggetti coinvolti dimostrino il loro impegno e la loro responsabilità. Chiediamo a tutti di unirsi a noi nella richiesta di azioni concrete e urgenti. Solo con uno sforzo comune possiamo evitare una crisi sociale di proporzioni catastrofiche e garantire un futuro migliore per tutti.
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Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi