Così come accaduto in tanti altri settori, anche per l’Italia pallonara, sbattuta fuori in malo modo dal campionato europeo di calcio, tutti i nodi sono venuti al pettine. La pochezza di progetti, che nella fattispecie hanno guardato più che altro agli interessi federativi e societari, più a vicende con finalità che nulla hanno a che vedere con la bellezza di questo sport, quello che ci ha fatto sognare tante volte, ha fatto sì che la storia del calcio italiano venisse ulteriormente macchiata da un’onta difficilmente delebile.
Il risultato? Beh, subito dopo il disastro, nel pensiero di tutti albergava la speranza che qualcuno, assumendosi la responsabilità della debacle, peraltro quasi prevista, rimettesse i propri lauti incarichi formalizzando le dovute dimissioni.
E invece nulla! Tutti imperterriti al proprio posto, con l’aggiunta anche di roboanti notizie di imminenti resettazioni degli apparati, per ricominciare a collezionare verosimilmente altre figuracce e confermando l’assunto che al peggio non c’è mai fine, così che, da imperfetti che si parte, si diventa prima insicuri e poi indegni.
E sì, perché sopra ai soldi ed ai contratti va posta innanzi tutto la dignità, ahimè sconosciuta ai tanti.
Detto questo, ed in virtù del fatto che in questi giorni Brindisi ed i brindisini sono costretti a vivere l’epilogo (che si spera quanto prima definitivo) di una esperienza politico/amministrativa incredibile, ancorché inguardabile sotto ogni profilo, le vicende calcistiche sopra rappresentate non possono che essere paragonate ad essa, avendo constatato, da cittadino che ha profondamente a cuore le vicende sociali della propria città, che vi sono similitudini piuttosto evidenti.
L’insussistenza di una seria programmazione, un ceto politico largamente inadeguato ad affrontare e cercare di risolvere i drammatici problemi della città, maggiormente intento a mettere la testa sotto la sabbia per sopravvivere giorno dopo giorno, una macchina amministrativa che appare paralizzata anche per l’inadeguatezza del proprio organico, hanno determinato lo stato comatoso in cui è piombato il sistema socio/economico della nostra città.
Il risultato? Beh, nel mentre si è vissuta la sceneggiata di una richiesta, formalizzata da un nutrito gruppo di consiglieri comunali, tesa ad una rivisitazione della “giunta” da loro stessi eletta solo da un anno, certificando, quindi, il fallimento della coalizione che ha vinto le ultime elezioni amministrative, nel mentre si è assistito alla ridicola pantomima della indicazione di nuovi nominativi per la formazione del nuovo consesso consultivo, nessuno, dico nessuno, ha paventato l’ipotesi di remissione dei propri “lauti” incarichi.
Quindi, nessuna imperfezione, nessuna insicurezza, solo ed esclusivamente indegnità!
Nessun riguardo per ciò che sta accadendo in ambito lavorativo, con una crisi senza precedenti innescata anche dalla transizione verso la decarbonizzazione, nessun riguardo verso tematiche sociali e di welfare che hanno fatto posizionare Brindisi negli ultimi posti nella classifica nazionale della qualità della vita, nessun riguardo verso le tante problematiche che continuano ad attanagliare la nostra città, nessun riguardo per l’indecoroso luridume, l’inguardabile trasandatezza ed abbandono di tante aree cittadine, nessun riguardo neanche per l’aiuola antistante il Municipio.
Tutti al proprio posto, alcuni da decenni.
E nel mentre la giostra gira con l’invereconda, continua conclamazione di inesistenti virtù politiche, l’abisso è alle porte.
Appare, allora, il caso di reiterare l’insegnamento sociologico di Max Weber a proposito della “Padronanza della Politica” allorquando espone la differenza fra quelli che vivono per la politica e quelli che vivono di politica. Solo i primi perseguono il bene comune; gli altri guardano ai giochi di ogni giorno, alla parte più vantaggiosa delle decisioni.
Francesco D’Aprile