Ieri Ufficiali di P.G. del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Brindisi hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di cinque persone, quattro delle quali appartenenti alla Marina Militare Italiana.
L’ordinanza è stata emessa, su conforme richiesta della Procura della Repubblica di Brindisi che ha diretto e coordinato le indagini, il 18 giugno 2024 dal G.I.P. presso il Tribunale di Brindisi a carico di tre Ufficiali C.M., C.F. e P.N. (due tarantini ed un brindisino) e di un Sottufficiale D.L.C. (residente nella provincia BAT) della Forza Armata, per i quali è stata disposta la misura coercitiva dell’obbligo di dimora, nonché a carico di un Ufficiale della Guardia Costiera Libica B.A.H.M.B. per il quale è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere.
Le persone attinte dai suddetti provvedimenti sono, allo stato, gravemente indiziate, a diverso titolo e con differenti contributi, della commissione dei reati di contrabbando pluriaggravato di tabacchi lavorati esteri, d’imbarco arbitrario di merci di contrabbando sulla nave militare Capri, di corruzione per atti contrari ai doveri dell’ufficio ed, infine, di falso ideologico.
I fatti di reato si assumono commessi nel contesto della missione internazionale denominata “Operazione Mare Sicuro” (contraddistinta dall’acronimo OMS EX NAURAS) svolta dalla nave Capri della Marina Militare italiana nel porto di Tripoli dal 14 dicembre 2017 sino al 28 marzo 2018, missione in seno alla quale gli Ufficiali italiani avevano rivestito ruoli determinanti, quali quello di Ufficiale in Seconda e di Capo Operazioni dell’unità navale Capri e di Ufficiale Tecnico a capo del team preposto al ripristino dell’efficienza del naviglio ceduto dall’Italia alla Libia per il potenziamento del contrasto all’emigrazione clandestina verso l’Italia.
Al rientro in Italia proveniente dal porto di Tripoli, la nave Capri giungeva dapprima nel porto di Augusta ove permaneva dall’1 aprile 2018 sino al successivo 14 maggio, giorno in cui raggiungeva la destinazione definitiva di Brindisi.
Tutti gli indagati sono gravemente indiziati di aver organizzato l’imbarco, il trasporto dal porto di Tripoli a quello di Brindisi ed infine l’introduzione sul territorio dello Stato italiano di circa 300 chilogrammi di tabacco lavorato estero di contrabbando, destinati alla vendita ad appartenenti alla Marina Militare Italiana ed anche a persone ad essa estranee, merce di contrabbando procurata sul mercato locale dall’Ufficiale della Guardia Costiera libica.
P.N. è, altresì, gravemente indiziato di aver costituito la provvista di denaro necessaria anche a finanziare l’approvvigionamento, in quel di Tripoli, dell’illecito carico, mediante fatturazioni per operazioni in tutto od in parte inesistenti poste in essere nel contesto dell’acquisto dei beni e dei servizi destinati alla gestione delle necessità dell’unità navale e del suo equipaggio, tra cui la gestione del vitto di bordo, nell’ambito della missione OMS EX NAURAS; le sedicenti e colluse società libiche fornitrici dei beni e servizi erano, comunque, riconducibili sostanzialmente all’Ufficiale della Guardia Costiera libica B.A.H.M.B. che costituiva la controparte del P.N. nella genesi e nello sviluppo del patto corruttivo.
Le emergenze investigative hanno disvelato ulteriori condotte illecite perpetrate da altro appartenente alla Forza Armata F.R., nonché da G.F. e P.P., entrambi ad essa estranei, familiari del P.N., al quale i tre indagati a piede libero hanno prestato fattiva collaborazione in ordine al trasporto e alla custodia del T.L.E. di contrabbando.