Tra mito e realtà – Il corpo secondo Umberto Galimberti

Il professor Umberto Galimberti arriva a Mesagne, in piazza Orsini del Balzo, martedì 3 settembre 2024, alle ore 21, per una conferenza dal titolo “Il corpo in Occidente”: l’appuntamento è organizzato da Aurora Eventi con biglietti disponibili solo su TicketOne alla pagina  rebrand.ly/Galimberti. Dunque, una lectio magistralis sul simbolismo e l’ambivalenza del corpo umano nella storia della nostra cultura. Sommerso dai segni con cui scienza, economia, religione, psicoanalisi, sociologia l’hanno di volta in volta connotato, il corpo è stato vissuto come organismo da risanare, forza lavoro da impiegare, carne da redimere, inconscio da liberare: nel corpo, nella repressione della sua naturale ambivalenza, è leggibile la storia culturale dell’Occidente. Come argomenta Galimberti, «dalla ‘follia del corpo’ di Platone alla ‘maledizione della carne’ nella religione biblica, dalla ‘lacerazione’ cartesiana della sua unità alla sua ‘anatomia’ a opera della scienza, il corpo vede concludersi la sua storia con la sua riduzione a ‘forza-lavoro’ nell’economia, dove più evidente è l’accumulo del valore nel segno dell’equivalenza generale, ma dove anche più aperta diventa la sfida del corpo sul registro dell’ambivalenza».

Umberto Galimberti descrive come, in Occidente, la visione del corpo si sia evoluta da una realtà indivisibile dall’io a qualcosa di separato dall’anima, un’idea che inizia con Platone. Questa separazione diventa parte della cultura influenzando anche il pensiero cristiano, che comincia a vedere l’anima come distinta dal corpo. Con il tempo, il corpo è visto sempre più come un oggetto da studiare piuttosto che come parte integrante dell’essere umano. La psichiatria fenomenologica risponde a questa visione promuovendo un approccio che considera la persona come un tutto unito, evidenziando come il corpo e la mente siano interconnessi e influenzati dall’ambiente circostante.

Umberto Galimberti è docente di Filosofia della storia presso l’Università “Cà Foscari” di Venezia e psicoanalista di formazione junghiana. Dopo aver compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha tradotto e curato le opere di Karl Jaspers, di cui è stato allievo durante i suoi soggiorni in Germania. Fissando il proprio sguardo filosofico sui confini tra ragione e follia, nei suoi studi ha indagato con metodo genealogico le nozioni di simbolo, corpo e anima, rendendo visibili le tracce del sacro che persistono nella nostra civiltà dominata dalla tecnica.

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