Ambientalisti: i nostri “sì” per lo sviluppo sostenibile del porto, a partire dalla cantieristica navale

In una recente intervista l’Onorevole D’ Attis ha espresso il suo disaccordo rispetto alle affermazioni pubbliche del sindaco Marchionna e dell’assessore Bruno. L’onorevole ha detto che la candidatura di Brindisi a Capitale della cultura italiana per il 2027 non può avere come obiettivo un futuro post industriale; ha detto che Brindisi è una città industriale e che l’obiettivo deve essere quello di puntare su un futuro neo industriale.

Parlando della storia dell’industrializzazione a Brindisi, bisogna ricordare, oltre a quanto ha creato in termini economici ed occupazionali, gli effetti ambientali e sanitari gravi e una diffusa disoccupazione di ritorno.

Nel ricostruire questa storia, si leggano le relazioni contenute nel piano dell’area di elevato rischio di crisi ambientale e tutta la documentazione relativa al riconoscimento del Sito di Interesse Nazionale ai fini delle bonifiche. Oggi stiamo vivendo la profonda crisi di insediamenti industriali e questo si riflette sulla profonda crisi del modello di sviluppo che ha interessato I nostri Brindisi, siamo pronti al confronto su quella che viene chiamata neo industria e abbiamo avanzato tante proposte in merito; sinteticamente ci riferiamo al polo energetico delle rinnovabili, alle filiere connesse con le fonti rinnovabili, al rilancio di un polo aereonautico sempre più compresso e alla costruzione di un porto Green.

In un porto Green, è indispensabile lo sviluppo della cantieristica navale e di quella di imbarcazioni da diporto e di tutte le filiere connesse; in un porto Green è importante la cantieristica (fino ad ora ostacolata), a supporto di impianti eolici offshore; in un porto Green è indispensabile l’elettrificazione delle banchine fornita da impianti da fonti rinnovabili; in un porto Green è indispensabile la qualificazione dei servizi, oggi profondamente carenti, per quel che riguarda il traffico commerciale e turistico.

L’eventuale realizzazione del deposito costiero di GNL è la negazione di un Port Green e, in primo luogo, dello scalo intermodale e della logistica portuale. Non ci riferiamo semplicemente al mancato rispetto della distanza dei 30 m disposti per legge per quel che riguarda la sicurezza della linea ferroviaria, anche perché una condotta di GNL passerebbe assurdamente sotto i binari. Rete ferroviaria italiana ha deciso di portare avanti con fermezza il progetto e i finanziamenti relativi per la creazione dello scalo intermodale.

Basta visitare porti efficienti, per verificare cosa comporti la creazione di uno scalo intermodale e della logistica portuale connessa, il porto di Brindisi ha le condizioni ideali per lo sviluppo dello scalo intermodale della logistica, malgrado l’attuale uscita dal corridoio 8, dopo averne presentato con enfasi il ruolo di Brindisi all’interno.

Il deposito costiero di GNL offre appena 28 posti diretti e non ha una prospettiva di sviluppo credibile, tanto più l’Unione Europea ha deciso che dal 2035 non saranno più prodotto automezzi con motore endotermico, quindi anche alimentati dal GNL che oggi ha una presenza molto residuale. Il deposito costiero, certamente non rende “attrattivo” il porto di Brindisi, sia per l’impatto visivo e i rischi di incidenti rilevanti che creano le gasiere, le bettoline, la movimentazione e lo stoccaggio di GNL, sia per la presenza di una torcia a terra e di una alta 47 metri, sia perché avverrebbe una rigassificazione con immissione in rete, senza procedere al riesame del progetto ed alla Valutazione di Impatto Ambientale, che il consiglio comunale di Brindisi ha chiesto all’unanimità. Il deposito costiero non renderebbe “attrattivo” il porto, ma impedirebbe del tutto il traffico merci anche se fosse limitato alla movimentazione di componenti cinesi per auto elettriche, probabilmente le sole batterie che vanno prodotte a Brindisi come Enel prospetta.

Noi siamo per lo sviluppo dei cantieri dell’innovazione, per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e della logistica portuale, che soltanto per fornire alcuni numeri possono tradursi in 500-700 posti di lavoro dello scalo intermodale e nella logistica portuale (vedasi documentazione di Lisa logistic nel molto meno attrezzato porto di Molfetta). Un migliaio di posti di lavoro nella cantieristica e nella realizzazione degli impianti eolici offshore, da 128 iniziali a 500 posti di lavoro prospettati se si realizzerà realmente lo stabilimento di produzione di pale eoliche di Act blade e si dice 300 posti di lavoro nella cantieristica per imbarcazioni da diporto, per la quale la Provincia di Brindisi ha aperto un tavolo permanente di approfondimento.

Tutti questi posti di lavoro vanno ovviamente verificati, i progetti vanno sbloccati, compresi quelli da discutere con Enel e quelli, numerosissimi, nell’area SIN fermi per l’incapacità istituzionale di sbloccare analisi di rischio, lacci e lacciuoli burocratici.

Di tutto questo siamo pronti a parlare ed anche del nostro modo di intendere la candidatura di Brindisi Capitale italiana della cultura, che certamente deve rispettare anche i requisiti e gli obbiettivi dell’Agenda 20-30 per o sviluppo sostenibile dell’ONU, che sono diametralmente opposti al portare avanti i progetti di Edison e Brundisium.

Brindisi, 23 maggio 2024

Italia Nostra Brindisi, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Medicina Democratica, A.C.L.I. Provinciali Brindisi, Fondazione “Tonino di Giulio”, Medici per l’Ambiente, ANPI Brindisi, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Salute Pubblica, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione “Vogatori Remuri Brindisi

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