Gamba amputata dopo caduta in casa: 43enne risarcita con 465.000 euro dall’Asl di Brindisi
L’arto in necrosi per un ritardo nella diagnosi, lite in corsia per il ricovero tra medici di due ospedali
L’assicurazione dell’Asl di Brindisi ha risarcito con 465.000 euro una donna e i suoi familiari per un ritardo di diagnosi che le ha causato l’amputazione di un arto.
I fatti risalgono al giugno del 2013. La donna, una madre di famiglia residente nel brindisino, all’epoca aveva 43 anni. Da una banale caduta in casa, in pochi giorni si è ritrovata con l’arto amputato, così per essere tutelata e fare piena luce su quanto accaduto, dopo aver infruttuosamente incaricato altri professionisti, si è affidata alla sede di Francavilla Fontana di Giesse risarcimento danni, gruppo specializzato nel risarcimento di gravi casi di malasanità, che è riuscito in questi giorni a ottenere il maxirisarcimento per lei e i suoi familiari.
“La nostra assistita – racconta Andrea Matarrelli di Giesse – si è presentata all’ospedale di Francavilla dove il medico che l’ha visitata con grande professionalità̀ e tempestività ha subito capito che, a seguito di quella caduta, si poteva celare un danno serio: un’arteria si era infatti lacerata e aveva provocato una grave emorragia. I medici dell’ospedale di Francavilla si sono prodigati con un pronto intervento che ha ridotto la lussazione al ginocchio della signora, ma la mancanza di flusso sanguigno destava in loro preoccupazione, così, non essendo presente in ospedale il reparto vascolare, l’hanno trasferita al Perrino di Brindisi; un approccio clinico-diagnostico definito “ineccepibile” dallo stesso consulente della Procura”.
Ad accompagnarla in ambulanza è lo stesso medico dell’ospedale di Francavilla che, all’arrivo al Perrino ha però un’accesa discussione con il medico reperibile del reparto vascolare brindisino. “Ci sono qui diverse versioni fornite dai medici dell’uno e l’altro ospedale – sottolinea Matarrelli – noi abbiamo sempre creduto a quanto riferito e verbalizzato dal medico dell’ospedale di Francavilla il quale, in tutti i modi, si è adoperato per far ricoverare urgentemente la paziente presso il Perrino, insistendo affinché́ venisse al più presto sottoposta ad un esame eco doppler in grado di valutare l’effettiva funzionalità di arterie, vene e il corretto afflusso sanguigno”.
Secondo la testimonianza del dottore di Francavilla, dopo l’arrivo in ospedale a Brindisi, avvenuto tra le 22 e le 22.30, il medico del Perrino avrebbe sottoposto la paziente all’esame richiesto soltanto alle 3.30, dopo che il dottore di Francavilla aveva dapprima minacciato di chiamare i carabinieri e poi fatto chiamare dal proprio direttore sanitario quello dell’ospedale Perrino. Solo a quel punto, su richiesta esplicita del direttore sanitario del Perrino, la paziente era stata sottoposta all’esame richiesto, fin da subito, dal medico di Francavilla.
Alle 4 di mattina – quindi ben 12 ore dopo aver accolto in ricovero la paziente – il medico di Francavilla, avute precise rassicurazioni che la 43enne sarebbe stata ricoverata, si è così finalmente potuto congedare, facendo rientro a casa.
“Per i nostri medici legali, sin dal primo parere di fattibilità che forniamo gratuitamente, non c’è stato alcun dubbio: – prosegue Matarrelli di Giesse – le chance di salvare l’arto sarebbero state concrete, se solo l’intervento chirurgico fosse stato effettuato entro le 12 ore dall’incidente. Lo ha in seguito confermato anche lo stesso consulente della Procura, anche se nel processo penale, pur a fronte di una richiesta di condanna da parte del PM, c’è stata l’assoluzione del medico dell’ospedale di Brindisi”.
Invece, come detto, la 43enne è stata sottoposta all’intervento di rivascolarizzazione soltanto il giorno successivo, alle 16.30, quando ormai erano trascorse quasi 24 ore dall’incidente.
A quel punto, purtroppo, la necrosi si era già diffusa all’arto.
“Pochi giorni dopo uno dei medici le ha dato la triste notizia – continua Matarrelli – Per salvarle la vita, avrebbero dovuto amputarle la gamba. Da quel giorno la vita della signora e dei suoi familiari è cambiata per sempre, stravolta. Dopo una lunga e accanita trattativa abbiamo ottenuto, in via stragiudiziale, un risarcimento di 465.000 euro, malgrado l’assoluzione penale del medico del Perrino”.
“Restano altri aspetti poco chiari nella vicenda e, soprattutto, l’amaro in bocca – conclude Matarrelli – per la consapevolezza che un esito clinico così infausto avrebbe potuto essere agevolmente evitato se solo fosse stata prestata maggiore attenzione non solo ai fortissimi dolori che la signora ha provato in quelle terribili ore ma, anche, alle motivate richieste di esami urgenti e terapie adeguate avanzate dal dottore che per primo accolse la paziente all’ospedale di Francavilla Fontana”.