Decarbonizzazione – Solo tanta “fuffa” dall’incontro al Ministero…

Se volessimo tracciare un bilancio dell’incontro svoltosi ieri presso il Ministero del made in Italy sul futuro del polo energetico brindisino dovremmo dire che ci troviamo di fronte ad impegni estremamente generici assunti dall’Enel circa la sua permanenza a Brindisi. In realtà, un aspetto che è risultato poco chiaro a tutti è proprio quello legato al fatto che Enel non ha ben compreso che spetta proprio a lei determinare condizioni di sviluppo alternativo rispetto alla centrale di Cerano, partendo dal mantenimento dei posti di lavoro e dalle garanzie per le aziende impegnate nell’indotto. Grazie alla centrale Federico II, infatti, per decenni la società elettrica ha messo in saccoccia enormi profitti, mentre sulle spalle dei brindisini sono ricaduti i rischi ambientali e quelli legati alla salute perché nessuno deve dimenticare che in quel sito è stata bruciata una quantità enorme di carbone, le cui conseguenze in termini di emissioni sono ben note a tutti.

Oggi il mondo intero va verso la decarbonizzazione, ma in Italia – ed a Brindisi in particolare – si è deciso di accelerare, spegnendo la centrale con oltre un anno di anticipo rispetto alle previsioni.

Per le alternative, Enel aveva parlato addirittura di due nuovi gruppi a turbogas, poi ridotto ad uno che peraltro ha già ottenuto le autorizzazioni ambientali. Ma Terna non è stata dello stesso avviso e non ha ritenuto indispensabile tale impianto e quindi Enel ha tirato i remi in barca. Poi si era detto di un cospicuo impegno nel settore della logistica, ma anche di questo si parla poco, visto che nel piano industriale di Enel a livello nazionale la parola Brindisi non compare in nessun capitolo. Ciò nonostante, ieri al tavolo ministeriale Enel ha detto di non voler abbandonare Brindisi. Già, ma per fare cosa e con l’impiego di quali risorse? Ecco, il compito principale del Governo sarà proprio quello di stanare l’Enel e magari anche di sostenere suoi eventuali nuovi investimenti. Insomma, qualcuno dovrà pur muoversi per Brindisi per evitare un disastro economico ed occupazionale di cui si avvertono già i primi segnali.

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