Macchia: «Decarbonizzazione nessun piano del governo mentre esplode la cassa integrazione, è l’ora della mobilitazione»
L’emergenza occupazionale sta esplodendo in tutta la sua drammatica virulenza e non c’è ancora uno straccio di piano o di intervento da parte del governo per fronteggiarla. Alle numerose vertenze già aperte in questa provincia, con migliaia di posti di lavoro verso la cancellazione, si è aggiunta in queste ore quella della Sir, l’azienda che si occupa delle operazioni di movimentazione di carbone e gessi della centrale Federico II di Cerano, che ha avviato la cassa integrazione ordinaria per 83 dipendenti. La decarbonizzazione, che se fosse stata programmata per tempo, avrebbe potuto essere una occasione di rilancio per l’economia brindisina, rischia di travolgere, come uno tsunami, quel poco che è rimasto.
E’ dal 2017 che la Camera del lavoro di Brindisi ha lanciato allarmi sul tema dell’occupazione, progetti, idee di riconversione per arrivare all’appuntamento col «phase out» preparati, evitando di subire gli effetti nefasti della decarbonizzazione per centinaia di famiglie brindisine. Sono passati 7 anni e ad oggi non c’è un piano di azione concreto, solo promesse e peraltro vaghe, come quelle delle ultime ore: «l’inserimento di Brindisi e Taranto nel decreto energia per la partecipare al bando per la realizzazione di infrastrutture portuali funzionali all’eolico e alla cantieristica». Un’altra vacua promessa per il futuro di cui non si conosce la portata e l’impatto occupazionale dal momento che è un capitolo tutto da scrivere, mentre il bisogno di lavoro è urgente e la risposta va data oggi quando prendiamo atto che a Brindisi non arrivano nemmeno più le «briciole» ma «aria fritta».
La Cgil di Brindisi esprime forte preoccupazione per la china che ha preso la fase di decarbonizzazione. E non solo per la sorte dei lavoratori diretti e dell’indotto della centrale Enel ma anche per quelle delle attività e dei settori economici ad esse connesse. E non solo per i lavoratori del comparto energetico, ma anche quelli legati alle attività portuali, quelli legati al mondo della chimica (vedi la vertenza Basell), della metalmeccanica, del settore aerospaziale (attendiamo ancora risposte sulla crisi della Dema), della partecipate con in testa la Brindisi Multiservizi.
Siamo stanchi di «tavoli e tavolini» rivelatisi inconcludenti: a Brindisi non è stato indirizzato un solo euro, non è stato autorizzato ancora alcun progetto, non si ha ancora idea di quali e quanti fondi si debbano stanziare per fronteggiare una delle crisi industriali più gravi della storia di questo territorio.
La Cgil chiama tutti i lavoratori interessati alla mobilitazione generale. Chiamiamo in causa a questo punto la regione e il governo per mettere in campo tutte le iniziative possibili per disinnescare una «bomba sociale», il cui timer è stato attivato 7 anni fa, e che oggi sta per esplodere con tutte le sue drammatiche conseguenze.
Vogliamo che i ministri di questo governo vengano a Brindisi e non per fare passerella ma per dare soluzioni concrete al territorio. Siamo pronti alla mobilitazione.
Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi