Che fine ha fatto il progetto “Shuttle”? Storie di ordinaria follia di questa città…

8 novembre 2022: alla periferia di Brindisi, con cinque anni di ritardo dall’aggiudicazione della gara d’appalto, l’allora sindaco Riccardo Rossi posa la prima pietra per la realizzazione del cosiddetto “Shuttle”, un collegamento stradale tra l’aeroporto del Salento e la rete ferroviaria. Un’opera imponente, finanziata con 40 milioni di euro, che l’Amministrazione Comunale di Brindisi, nel 2013, riuscì a riprogrammare inserendo opere che avrebbero determinato indubbi benefici per la città di Brindisi, non limitati al semplice collegamento di chi da altre città del Salento vuole raggiungere lo scalo aeroportuale. L’evento fu salutato da parole altisonanti del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e dell’assessore regionale ai trasporti Anna Maurodinoia. Fu sottolineata, in particolare, la possibilità di arrivare in aeroporto con bus a metano ed anche via mare grazie all’utilizzo di battelli veloci ed ecosostenibili.

Il servizio veloce tramite quattro autobus a metano prevede la partenza dalla fermata ferroviaria “Perrino-Aeroporto del Salento”, passerà dal Terminal Cillarese di interscambio con la circolare del mare e prima di arrivare all’aeroporto si fermerà nei pressi della chiesa di Santa Maria del Casale. Tempi stimati di percorrenza circa 10 minuti. Un moderno sistema di infomobilità gestirà la priorità semaforica per velocizzare il percorso degli shuttle. Sono previsti, inoltre, interventi infrastrutturali di ammodernamento e adeguamento della viabilità urbana, tra cui la creazione di nuove rotatorie e piste ciclabili. 

Sempre in fase di presentazione si indicò il 2023 come anno di conclusione dei lavori (con smobilizzo del cantiere entro i primi mesi del 2024) e di questa grande opera pubblica non si hanno tracce. Non si hanno notizie sulla definizione delle opere stradali e infrastrutturali, così come non si sa nulla sull’acquisto dei quattro metro bus a metano e delle tre motobarche elettriche e ibride.

A tutto questo si aggiungono le interferenze con un altro progetto – questa volta di RFI – appaltato nel 2023 per una spesa di 67 milioni di euro per tracciare lo stesso collegamento, ma questa volta su rotaia. E non si sa nulla neanche su chi dovrebbe gestire questa seconda opera, con i costi a carico di chissà chi…

E poi, chi acquisterà i treni visto che nel finanziamento non se ne parla? L’unico passo in avanti è stato quello degli espropri. Per il resto, nessuno riesce a convincere i brindisini che due opere sostanzialmente identiche servano realmente. Il tutto, con una spesa pubblica di ben 110 milioni di euro.

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