Brindisi non intende rimanere ancora una volta con il cerino in mano, a discapito delle imprese locali e delle famiglie di migliaia di lavoratori. Lo ha fatto intendere chiaramente anche il sindaco Pino Marchionna e lo stanno ribadendo da giorni anche associazioni datoriali e organizzazioni sindacali.
Questa città, infatti, ha offerto per più di quarant’anni un contributo determinante al paese, avendo ospitato dapprima la centrale Brindisi Nord e poi quella di Cerano, la seconda un Europa in termini di capacità di produzione energetica.
Oggi il paese ha deciso di aderire al piano internazionale di decarbonizzazione, ma è evidente che il peso di una scelta condivisibile in termini ambientali non può ricadere sulla città di Brindisi, soprattutto se venissero confermate le voci secondo cui l’Enel non sarebbe disposta ad investire nell’area di Cerano dopo la fermata definitiva della centrale.
Una proposta operativa che potrebbe risultare attuabile è giunta dal Presidente della CNA Franco Gentile il quale,in sede di Comitato interministeriale sulla dismissione delle centrali di Brindisi e Civitavecchia, ha ricordato che proprio Enel ha fatto realizzare un progetto per la realizzazione di una centrale a turbogas da far sorgere accanto all’impianto già esistente. Tale progetto ha già ottenuto, tra l’altro, importanti autorizzazioni in campo ambientale.
Un blocco è giunto da Terna che non ha ritenuto strategica questa nuova centrale per il fabbisogno energetico del paese. Si tratta di una valutazione, però, che risale al periodo antecedente i conflitti bellici dell’Ucraina e del Medio Oriente. Oggi, invece, qualche segnale di apertura lo ha manifestato anche Terna attraverso il suo dirigente ing. Carlino. Brindisi, insomma – ricorda Gentile – potrebbe tornare ad assumere una importanza strategica grazie al turbogas che l’Enel potrebbe realizzare – proprio perché impianto ritenuto strategico – anche con l’utilizzo di fondi del PNRR che l’Italia fa fatica a spendere per mancanza di progetti cantierizzabili (e invece il turbogas a Cerano rientra in questa casistica).
Un motivo in più perché ci si ricordi che il paese non è ancora pronto a far fronte al fabbisogno energetico solo con le fonti rinnovabili e che, pertanto, la fase di transizione non può essere cancellata e passa attraverso l’utilizzo del gas che in quest’area del paese abbonderà anche grazie al raddoppio di TAP.
E’ questo il motivo per cui – in sede di tavolo di concertazione – potrebbe registrarsi ampia condivisione intorno ad un progetto che potrà e dovrà essere sostenuto anche dal Governo nazionale.