SENTENZA-AUTHORITY: “VISIONE DISTORTA DEL RUOLO DEL PM”

A distanza di tre mesi dalla sentenza con cui, lo scorso 13 aprile, furono assolti dal Tribunale di Brindisi il presidente dell’Autorità Portuale Ugo Patroni Griffi, l’europarlamentare Mariangela Danzì e funzionari del Comune e dell’ente portuale, sono state pubblicate le motivazioni da cui emerge con chiarezza un chiaro atto di accusa del giudice Maurizio Saso nei confronti del pubblico ministero Raffaele Casto che avrebbe avuto chiaramente una visione distorta del ruolo di pubblico ministero. Per gli otto imputati il PM aveva chiesto altrettante condanne, mentre nell’abbreviato si è registrata l’assoluzione dai 23 capi di imputazione.

Insomma, ci sarebbero state delle vere e proprie forzature nel voler a tutti i costi individuare responsabilità da parte dell’on. Danzì – che all’epoca svolgeva le mansioni di subcommissario prefettizio del Comune di Brindisi – del presidente del porto e dei funzionari.

Da qui la considerazione del giudice Saso che definisce totalmente infondate le accuse, con l’aggravante che gli imputati hanno dovuto attendere ben sei anni prima di vedere affermatala propria innocenza. Come dire che se non è stata persecuzione, poco ci è mancato. E non è tutto. Come è noto, nei confronti di alcuni imputati furono chieste addirittura misure restrittive poi respinte dalla giudice delle indagini preliminari. Una sorta di ossessione che ha gettato inutilmente un’ombra sull’operato di tanti professionisti.

Il processo, come è noto, è giunto al termine di una inchiesta riguardante la realizzazione di varchi doganali nel porto di Brindisi. Strutture che, proprio a seguito di tale indagine, sono rimaste sotto sequestro per anni pregiudicando lo sviluppo del porto di Brindisi.

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