IMPIANTO CDR E PROTESTA DEI LAVORATORI: ARRIVA ANCHE PINUCCIO DA “STRISCIA LA NOTIZIA” – VIDEO E FOTO

Sono 40 gli ex lavoratori della ditta Nubile che prestavano servizio presso l’impianto di cdr e nella discarica in contrada Autigno a Brindisi. Da più di un anno sono a casa, in questi mesi hanno cercato di far ascoltare la loro protesta nelle sedi opportune, ma l’ultima riunione a Bari, in Regione, si è tenuta proprio il 4 gennaio scorso, ormai sono passati 365 giorni senza risposte. Per questo, hanno deciso, come spesso accade quando le istituzioni si rendono cieche e sorde, di rivolgersi agli di informazione: una segnalazione a “Striscia la Notizia” ha portato oggi a Brindisi l’inviato Pinuccio. I lavoratori hanno ripercorso, insieme ai giornalisti, le tappe di attività dell’impianto di cdr di via Pandi e della discarica di contrada Autigno che nel 2012 erano stata affidate alla ditta Nubile. L’attività di discarica venne sospesa e la stessa venne sequestrata nella primavera del 2015: metalli pesanti nella falda acquifera in primis e altre difformità rispetto all’Aia. Il contratto di gestione dell’impianto, invece, con la ditta Nubile venne chiuso su ordinanza sindacale per “gravi inadempimenti del capitolato di appalto” sul finire del 2015: alle porte dal 2016 la Regione passa l’impianto nelle mani della ditta barese Amiu che entro un mese avrebbe dovuto rimettere in funzione il tutto. Non basterà un mese, però, perché la Nubile interrompe il servizio di smaltimento rifiuti e l’impianto resta colmo di immondizia rendendo impossibile ad Amiu subentrare nei tempi previsti, e in soprattutto rendendo necessaria un’altra ordinanza regionale che passasse sempre ad Amiu anche il compito di smaltire i rifiuti rimasti. Amiu stabilisce allora un cronoprogramma che entro un paio di mesi al massimo avrebbe portato a regime, seppur parziale inizialmente, l’attività lavorativa, in tutto questi i 40 avrebbero potuto continuare a prestare servizio, nel frattempo sull’impianto si sarebbe operato per il cosdidetto “revamping”, ovvero ristrutturazione generale. Ma a febbraio dello scorso anno un’altra tegola piomba sulla questione un’inchiesta giudiziaria che ha travolto ditta e amministrazione comunale e che ha portato il sequestro dell’impianto e un’emergenza rifiuti che ha causato pesanti aggravi sulle tasse per i cittadini: la spazzatura dovrà essere portata in discariche parecchio lontane con costi esorbitanti. Da allora un impianto costato milioni di euro è abbandonato a se stesso e al degrado, e nonostante l’indagini si siano chiuse nel giugno 2016 tutto resta immobile. Questi lavoratori oggi sono l’anello di congiunzione dell’annosa questione locale dei rifiuti tra le istituzioni e i cittadini di Brindisi e provincia. perché riaprire questo impianto significherebbe per tutto il territorio dotarsi di un circuito chiuso di raccolta e smaltimento dei rifiuti che alleggerirebbe di tantissimo le spese dei contribuenti. E le possibilità per riaprirla ci sono e c’erano già il giorno successivo al sequestro: raccontano i dipendenti che sono stati loro stessi il 18 gennaio scorso a chiedere spiegazioni in Procura, in un incontro col il procuratore Dinapoli, e per la legge non ci sarebbero limiti se non la messa a norma dell’impianto di cui ha presentato progetto Amiu, “solo che lui non ne era a conoscenza” dicono i lavoratori. A questo punto si evince esserci una falla nei rapporti con il Governo regionale, e un altro aspetto che lo fa pensare è che ci sono dei cospicui fondi (tra Cipe e Patto per la Puglia stipulato tra Emiliano e Renzi) che possono essere investiti per l’impiantistica, ristrutturazioni ed ex novo. Ma nessuno parla di Brindisi.

L’intervista a uno dei lavoratori Stefano Valeri.

Carmen Vesco

https://www.facebook.com/BrindisiTime/videos/616345745222703/

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