IN FUGA DAI SEGGI ELETTORALI
Elezioni 2022 : Votanti 53,98 % (12,09% in meno delle elezioni del 2018), non votanti 46,02%.
In pratica al Senato, ma esiti analoghi si possono desumere con riferimento alla Camera, 31.550 cittadini brindisini su 68.561, quasi uno su due, hanno disertato le urne, non si sono recati nei seggi elettorali per esprimere il loro voto.
Queste cifre rappresentano la misura della fuga dalle sedi elettorali di tantissimi cittadini, che certifica il corto circuito tra il sindaco, la politica praticata dalla maggioranza che governa questa città e l’opinione pubblica, che ha fatto evaporare quasi la metà dell’elettorato che, sentendosi tradito, si sta sempre più isolando nell’individualismo.
Una disillusione cocente che ci consegna il diffuso clima di insofferenza, di distacco e di sfiducia nei confronti di quei politici a causa dei moltissimi casi di diseguaglianze, di inefficienze, di errori capitali, di opacità del discorso e dell’attività politica, incapaci di cogliere la forte richiesta di cambiamento che proveniva dalla città, con una risposta nuova, dirompente per riportare tra la gente il senso sociale e l’ indispensabilità della politica.
Molti non comprendono più in cosa consista la funzione del sindaco e della maggioranza di governo della città.
Siamo arrivati ad un punto morto, assediati all’interno di una società sovraccarica di dubbi in cui moltissimi cittadini non aderiscono a nulla, costretti come sono a scegliere fra mali presenti e mali futuri, fra promesse che non possono essere mantenute e mancanza di promesse percepibili concretamente.
Non si può certamente di condividere l’opinione di chi cerca di confinare la fuga dai seggi di tanta parte dell’elettorato, in un piccolo insignificante e passeggero incidente di percorso, simile a quello verificato in altre realtà e per questo non degno di riflessione, da consegnare quanto prima alla labilità della memoria, perché sottende una sottovalutazione della portata attuale del fenomeno, del vulnus che si è aperto nel rapporto democratico per queste assenze, del suo radicamento, della mutazione genetica che ha subito in questi anni a causa della incapacità di una consistente parte della politica di motivare e dare significato e dignità al proprio ruolo.
Siamo giunti al punto in cui il sentimento antipolitico è talmente cresciuto e diffuso da superare la connotazione di semplice devianza e di degenerazione dello spirito pubblico, per rappresentare il modo normale in cui la società attuale si vuole raccontare e dare l’immagine di sé.
Una fuga dalle urne che contiene anche una forte domanda di partecipazione, di voglia di contare effettivamente nelle decisioni.
Un impegno di coinvolgimento e di partecipazione rimasto purtroppo confinato nelle fantasie elaborate nelle promesse contenute nel programma elettorale del Sindaco.
Ma vogliono anche decidere loro chi deve rappresentarli in parlamento, Un diritto che, con la legge in vigore, li è stato espropiato dai partiti.
Questa è realtà con cui si deve fare i conti. Sradicare quel sentimento non è semplice, che non credo possa avvenire per effetto di un avvenimento o di una inagurazione.
C’è da affrontare un percorso impervio, non facile, perché si tratta di restituire un’anima alla politica, diventata arida, burocratica, estranea alle istanze dei cittadini, per contrastare gli effetti negativi della nuova ideologia della realtà, del tecnicismo esasperato che si vuole affermare, che tanti danni stanno provocando a causa dell’assenza di ogni pensiero critico, che sappia guardare al di là del contingente, capace di soddisfare i bisogni dei cittadini, per dare una reale speranza di futuro alle famiglie, ai giovani, ai lavoratori, ai professionisti, al commercio ed alle imprese di questa città che da tempo navigano nel buio di una crisi devastante.
Ma principalmente bisogna recuperare la passione e l’impegno politico perduto, per farlo uscire dalle secche di una discussione tutta concentrata al proprio interno, troppo sbilanciata nella definizione dei numeri, delle maggioranze e degli incarichi di responsabilità, tutta impegnata a proteggere il proprio orticello elettorale a scapito della elaborazione delle politiche, dei programmi, delle prospettive per una città in grande sofferenza.
Dietro l’angolo non c’è una facile soluzione al compito che ci ha assegnato la tornata elettorale, che potrà esserci solo quando alla fine si abbandonerà finalmente l’idea che la politica sia tutta una questione di pura tecnica di gestione del potere, distante da tutto.
Senza l’avvio di un processo di ricostruzione della dimensione politica temo che ben presto si arriverà alla sua completa dissolvenza,alla resa incondizionata agli interessi individuali e di gruppi ristretti.
Ma per fare quello di cui la città ha bisogno occorre dignità politica, impegno, chiarezza di scelte, di coinvolgimento e di partecipazione, che risulta per questa maggioranza di governo della città un esercizio estremamente difficile, se non impossibile, come hanno ampiamente dimostrato in questi ultimi disastrosi quattro anni in cui, al di là delle ricorrenti, noiose dichiarazioni pubbliche, delle tante zuffe verbali, l’impegno concreto per risolvere i problemi dei cittadini non ha mai costituito certamente una priorità.
Vincenzo Albano