Nuovo Piano casa, Amati: “Rischio impugnazione. Motivazioni assurde che impoveriscono i cittadini. Insorgano sindaci e parlamentari”
“Sulla nuova legge Piano casa c’è il forte rischio impugnazione. I dirigenti del Ministero della Cultura hanno segnalato motivi giuridicamente assurdi, frutto di ideologia mascherata in tecnica, senza rendersi conto che le conseguenze del gesto, sino alla pronuncia della Corte costituzionale, sarebbe solo quello di impoverire i cittadini e un intero comparto ad altissima densità di posti di lavoro. Chiedo ai sindaci e ai parlamentari d’insorgere contro questo inutile atto di ostilità politica nei confronti dello sviluppo, dell’ambiente e della legalità. Se cade questo testo finisce sia la legalità formale che la storia del Piano casa”.
Lo dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Fabiano Amati.
“I rilievi del Ministero della Cultura non tengono innanzitutto conto di una recentissima sentenza (192/2022), con la quale la Corte costituzionale ha stabilito la piena compatibilità del Piano casa nel rispetto delle vigenti prescrizioni, linee guida e direttive del Piano paesaggistico.
Da qui ne derivano una serie di assurde prese di posizione: la necessità che una variante sugli edifici esistenti, come quella del Piano casa, debba essere concertata con le sovrintendenze; il mancato riconoscimento del potere dei comuni di variare le modalità d’intervento sul patrimonio edilizio nelle zone E; il mancato riconoscimento del potere regionale, attribuito espressamente dalla legge statale alle regioni, di consentire la deroga ai limiti di altezza con varianti agli strumenti urbanistici; il mancato riconoscimento del recente decreto aiuti, approvato dal Parlamento, scaricando però la critica sulle regioni. In altre parole, non possiamo permetterci di criticare le leggi dello Stato, pena il licenziamento, e allora sabotiamo le leggi regionali che le eseguono. È tutto qui l’indizio di una persecuzione politica.
Per onestà e linearità devo tuttavia ammettere che c’è un rilievo fondato su cui sarebbe il caso di procedere all’abrogazione, considerata peraltro l’ininfluenza: riguarda una norma introdotta su richiesta della minoranza, relativa alla possibilità che siano i privati a richiedere la variante su interventi puntuali, nel caso d’inerzia del comune sulla delibera generale”.