Riflessione di un neofita vitivinicoltore prima della vendemmia
Aiutare la città a riscoprirsi per percorrere nuove strade per uno sviluppo sostenibile e autopropulsivo.
Brindisi deve ritornare a credere in se stessa e nel suo futuro.
Cambiare innanzitutto l’atteggiamento di quei brindisini, spero in via di estinzione, che fanno della lamentela e dell’invidia l’alibi per giustificare la propria inerzia e quell’indole che l’avvocato Ennio Masiello riuscì a descrivere in una indimenticabile poesia in vernacolo “CATI PIRU CA TI MANGIU”.
Sono per me spunti di riflessione alla vigilia della vendemmia dopo un anno di lavoro e di speranze per una “ottima annata” da destinare a vini buoni, giusti e puliti. Spunti utili anche alla vigilia di una insensata campagna elettorale che mette a disagio uno come me a esercitare a Brindisi il proprio diritto e dovere al voto.
Il darsi da fare, il dare ognuno il proprio contributo a costruire e a sentirsi comunità, è un dovere ineludibile. E se questo vale per ognuno vale soprattutto per chi ha responsabilità politiche , istituzionali e amministrative il cui maggiore impegno, dovrebbe essere quello di unire e di spingere per “il darsi da fare” sapendo valorizzare, con umiltà e senza saccenza, quello che in città già si fa e si sa fare.
La città avrebbe bisogno di una scossa, di una rottura, anche di una classe dirigente che , con autorevolezza e disinteresse, libera da fondamentalismi e parzialità, sia in grado di motivarla e impegnarla a unirsi e a darsi da fare.
Mettendo assieme esperienze, competenze, lavoro, impresa, volontà e orgoglio si può dare molto ad una città che nel tempo è stata solo utilizzata sviluppandosi, soprattutto negli ultimi decenni, per separazioni e stratificazioni che hanno contribuito a disperdere identità, limitando così le possibilità per diventare una comunità coesa e orgogliosa di se stessa e di quello che può fare e dare. Bisogna unirsi e diventare comunità.
La pandemia, la crisi energetica, la guerra in Ucraina, cambiano futuro e prospettive soprattutto per una città come la nostra. Non si può ragionare come qualche anno fa, non si può continuare a vivere di polemiche e di rendite del passato su cui si sono costruite anche facili e demagogiche rendite politiche anche se minoritarie. Non ci si può contrapporre e dividersi o aspettare che qualcuno decida per noi mentre i nostri giovani se ne scappano, se possono, da Brindisi. Bisogna dotarsi di coraggio.
Si sta entrando in un’epoca in cui si richiede capacità di esplorare, di provare, di rischiare. Le città di mare sono avvantaggiate, il mare ti da più prospettive per pensare e per guardare al futuro.
Brindisi è sempre stata, nella sua storia, un crocevia e un ponte verso il mediterraneo che ha fatto del mare ma anche della fertilità della sua campagna una forza attrattiva di popoli e il punto di riferimento delle civiltà formatesi in questa parte dell’Europa.
La storia, i monumenti sono la testimonianza di quello che è stato il rapporto tra la città, la campagna e il mare.
Si tratta di ri/mettere assieme città, campagna, porto, mare anche come presupposto di uno sviluppo industriale più sostenibile e compatibile con un territorio che, se rispettato e ben curato, è ancora ricco di potenzialità produttive industriali e agricole.
Aiutare Brindisi a ritrovarsi attorno al rapporto città-campagna-mare per unire anche le separazioni sedimentatesi e diventate, in alcuni momenti della storia e della vita della città, vere e proprie contrapposizioni, è ancora possibile.
La fase di uno sviluppo calato dall’alto è in via di esaurimento e richiede un ripensamento a cui ognuno deve dare il suo contributo. Il mondo della vitivinicoltura brindisina, mettendosi assieme, potrebbe dare il suo contributo. Potrebbe mettere a disposizione come brand “BRINDISI DOC”, una delle eccellenze del vino del territorio che prende il nome,tra l’altro, della città.
Il vino di Brindisi ha un valore. Attorno alla vitivinicoltura brindisina è possibile ri/creare un interesse anche per far scoprire un territorio che da millenni produce vino. Il vino è certamente il prodotto che più di ogni altro fa scoprire territori, crea economia, valorizza specificità e caratteristiche.
Il testo unico del vino all’art.1 afferma: “ la repubblica salvaguardia, per la loro specificità e il loro valore in termini di sostenibilità sociale, economica, ambientale e culturale, il vino prodotto della vite, e i territori viticoli,quale parte del patrimonio ambientale,culturale,gastronomico e paesaggistico italiano nonché frutto di un insieme di competenze, conoscenza, pratiche e tradizioni”.
Da qui si può partire per unire e valorizzare anche in questo modo Brindisi.
La vitivinicoltura è il settore che può essere il simbolo di una storia ma anche una parte importante di un futuro e di uno sviluppo più sostenibile.
La vitivinicoltura, il suo paesaggio, la qualità dei vini prodotti da vitigni autoctoni possono diventare il volano di una nuova attrattivita’ turistica ma questo richiede conoscenza diffusa e interiorizzata da più attori e soprattutto dalle istituzioni locali. La vitivinicoltura brindisina è storia, è cultura, è economia e come tale può diventare un collante per unire e per dare una identità.
Il nostro vino assieme al cibo di mare e di terra rappresentano un unicum e un enorme potenziale per una enogastronomia di successo che con la città, i suoi monumenti, il suo paesaggio agricolo, la sua costa può rappresentare un forte attrattore turistico.
Conquistare la città a queste sue potenzialità e creare anche attorno al vino e a ciò che rappresenta una conoscenza e una cultura diffusa otre che una nuova economia.
Temi su cui costruire unità e consapevolezza potrebbero riguardare il vino nella storia di Brindisi (dai Messapi, ai romani, ai francesi, ai giorni nostri) con un rapporto, per esempio, con le associazioni dei percorsi storici e le stesse agenzie formative(Universita , istituti tecnici).Così come si potrebbe avanzare una proposta per acquisire un contenitore (anche un vecchio stabilimento vinicolo) da adibire a museo di settore con annessa enoteca pubblica anche per dare una sistemazione a tutti i reperti archeologici che fanno riferimento ad uva, vino, a d antiche e nuove pubblicazioni, ecc.
Un altro tema potrebbe essere la tipicità del vino di Brindisi e la ristorazione a Brindisi (creare un logo, proporre Brindisi come sede per un evento periodico e annuale sul tema, per un concorso annuale per i vini dell’Adriatico con abbinamenti di pescato…). E a proposito di ristorazione, spetta ad essa anche il compito di saper presentare, abbinare e offrire i vini del territorio.
Si potrebbe prendere in considerazione “il vino e il mare” per sviluppare iniziative e integrazioni sul tema, facendo diventare la città riferimento del mediterraneo come lo era sin dai tempi dell’impero romano organizzando eventi di grande richiamo turistico(il tour delle antiche fornaci, così ampiamente presenti sulla costa brindisina, con degustazioni di vini, pratiche sportive tra i vigneti, percorsi enogastronomici).
Infine andrebbe prestata maggiore attenzione alla valorizzazione del paesaggio viticolo attraverso la rigenerazione e la valorizzazione di strutture di campagna in una idea di rapporto con la città e il mare ripensando o adeguando gli stessi strumenti e i regolamenti urbanistici.
Prendersi cura della città,del territorio,del paesaggio e ripartire dalla storia di Brindisi è l’impegno che oltre a produttori vitivinicoli,operatori turistici,mondo della ristorazione e associazioni culturali dovrebbero assumere le istituzioni come contributo per superare le tante separazioni che si sono determinate in una città ricca di storia e di grandi potenzialità produttive. Unire Brindisi ai suoi visitatori nell’incontro con tradizioni, storia, prodotti di mare e di terra, vini buoni e di grande eleganza del territorio, garantendo così una ospitalità speciale a cui andrebbero educati l’intera città e soprattutto gli operatori e i protagonisti di questo possibile risveglio.
Si potrebbe così dare avvio alla costruzione della città “Brindisi Doc”, liberandosi così da quella immagine di brindisini che “raccolgono le pere solo se cadono” contenuta nella poesia di Ennio Masiello:CATI PIRU CA TI MANGIU”.
Carmine Dipietrangelo