LA MISURA INDECIFRABILE  DEL TEMPO – CONSIDERAZIONI DI UN ANZIANO BRINDISINO…

Talvolta nella vita accadono fatti  straordinari che ti travolgono, che ti fanno precipitare nello sconforto, che ti segnano, che ti creano una pesante zavorra psicologica dalla quale  non riesci a liberarti.

L’altra sera  dopo essere andato dal barbiere per tagliarmi i capelli, nell’intento di recuperare la mia visione immaginaria di  un aspetto giovanile, ed assolto all’impegno di una rilassante passeggiata  nelle strade della città per incontrare gli amici di una vita, sono tornato a casa.

Aperta la porta, in tutta fretta, senza accendere la luce, mi sono precipitato  in bagno.

Dopo pochi secondi  ho avvertito  un rumore che mi ha messo in allarme.

Subito ho acceso la luce del bagno per comprendere cosa stesse accadendo.

Di fronte a me c’era un vecchio ammuffito, brutto, bavoso, che immobile,  perplesso, quasi impaurito,  mi scrutava negli occhi senza proferire alcuna parola.

Allora con tono alterato  gli ho chiesto cosa stesse facendo in casa mia, come aveva fatto ad entrare, che avrebbe dovuto vergognarsi di fare queste cose alla sua età, di andarsi a ricoverare in una struttura sanitaria, perchè era evidente dalla sua postura, dal suo sguardo, ma anche dalle sue riprorevoli azioni,  che non stava bene anche mentalmente.

Dopo aver preso fiato, ho anche aggiunto,  con voce suadente,  che se fosse andato via immediatamente  non avrei chiamato la polizia,  non lo avrei denunciato   perchè  nella mia umanità avevo compreso che aveva più bisogno di cure sanitarie ed  estetiche, piuttosto che carcerarie.

Mentre cercavo di  convincerlo ad  uscire da casa, mi sono soffermato a scrutare la sua reazione.

Non era rimasto fermo, non stava subendo passivamente la mia aggressione verbale. Si agitava, gesticolava, apriva e chiudeva  gli occhi e la bocca,  senza  emettere alcun suono. 

Rimaneva di fronte a me,  a fissarmi con occhi infuriati, ma pietosi.

Allora in preda alla rabbia, forse perchè impaurito da una situazione che non riuscivo  a gestire, ho preso la  boccetta di vetro del sapone  che si trovava sul lavandino, ho agitato il braccio facendo finta volergliela  scagliare  addosso, per fargli comprendere  che ormai era stato superato il limite, che non mi sarei fermato, che non ero più disposto ad accettare ulteriormente quella intrusione. Doveva uscire da casa mia in tutta fretta.

Però anche lui aveva preso una  boccetta di vetro, agitava il braccio, quasi ad avvertirmi  che stava per lanciarmela addosso.

In quel momento ho avuto il timore che quell’odioso vecchio bavoso non si sarebbe fermato,  che non ne sarei uscito indenne da quella vicenda.

In una frazione di secondo la mia anima mi ha avvicinato al calore dei miei ricordi, alle gioie della mia vita, che, nella loro dolcezza,  mi hanno trasmesso la forza di affrontare con più determinazione  quell’insidia.

Allora con l’altra mano ho preso lo scopino del gabinetto, con l’intenzione di  bastonarlo .

Quello sciagurato, quasi leggendomi nel pensiero, aveva preso anche lui uno scopino

Mentre mi accingevo a bastonarlo, il mio sguardo si è soffermato sugli indumenti che aveva addosso.

Erano i miei pantaloni, la mia camicia, anche se a lui non stavano bene come a me. Evidentemente quello straccione li aveva presi dal mio armadio.

La rabbia è aumentata, gli ho urlato ladro, ladro, ladro.

Però, nel frattempo,  sono stato attratto anche dal colore della maglietta e dei pantaloni che aveva addosso. Gli stessi colori che io avevo indossato quella sera.

E allora?

La stessa boccetta, gli stessi vestiti, lo stesso scopino,   la stessa agitazione, gli stessi atteggiamenti, lo stesso taglio dei rari capelli sopravvissuti, ma anche la considerazione che in quel bagno c’era un solo scopino e una sola boccetta, hanno resuscitato  la  mia mente dal letargo in cui è sprofondata  da anni, facendogli  maturare l’evidente, malinconico  convincimento che,  purtroppo, Due erano Uno.

Quell’ inguardabile  vecchio  ammuffito, brutto, bavoso, ero io.

Stavo di fronte ad uno  specchio, a quell’unico specchio esistente in casa, che avevo provveduto da tempo ad oscurare  con un panno, che qualcuno  aveva tolto a mia insaputa.

In un attimo ho compreso il vero significato di quei tanti sorrisetti che accompagnavano le parole di elogio di tanti amici quando mi dicevano, che mi  mantenevo benissimo, che sembravo un giovanotto nonostantre l’età.

Infuriato di aver visto quella immagine, che la paura aveva allantanato da tempo dalla mia vita, sono fuggito dallo specchio e da quella immagine, che ho cercato di cancellare subito dalla mia mente.

Volevo superare velocemente quell’ insidia, quel vergognoso affronto che mi aveva riservato la vita. Subito mi sono diretto in soggiorno, per rilassarmi ho accesso il televisore. Povero me, non ne uscivo da quell’ avvilimento: stavano trasmettendo una funzione religiosa, quasi un de profundis, un addio  alla vita.

L’ho spento subito. Mi sono recato in bagno, ho tolto lo specchio, mi sono chiuso dentro  con una foto di quando avevo 10 anni.

Non so quando ne uscirò.

IL DISPERSO

Brindisi,  data………………. abolita per sempre!

Condividi questo articolo:
Share on facebook
Share on twitter
Share on telegram
Share on whatsapp
no_fumo_torchiarolo

what you need to know

in your inbox every morning