Ho provato un acuto dolore quando ho saputo casualmente della morte di Rino Saponaro.
Personalmente ho conosciuto Rino nella fase “politica”, non sindacale, della sua vita.
Più in particolare, in occasione della istituzione della Commissione congiunta, assieme ad altri, del Comune e della Provincia di Brindisi, istituita per la definizione della Convenzione energetica con l’Enel del ’96.
Lui vi partecipava per il Comune. Io, da postazione di capogruppo d’opposizione alla Provincia.
Ne conservo un ricordo vivido, perché non ho conosciuto persone più preparate di lui nell’affrontare con certosina, a volte esasperante, ma efficacissima pignoleria, un argomento così complesso e spinoso.
Ne ho apprezzato sempre più il rigore metodologico, la meticolosità dello studio, la non arrendevolezza dinnanzi alla frettolosità di chiudere da parte di Enel e di altre componenti politiche e non solo!
Era impressionante come sapesse trovare il diavolo in ogni dettaglio!
Era fantastico e, per me, esilarante, vedere come, con grandissima calma, invitava tutti, sul punto di andarsene, a risedersi, dopo una lunghissima estenuante giornata, per rivedere e ristudiare ancora questa o quella questione in tutte le sue sfaccettature e ricadute ambientali, produttive, economiche, sindacali, sociali, trovando sempre in me una naturale apertissima compiaciuta sponda politica.
Gli devo molto, perché molto ho appreso da lui su una materia per me così ostica e difficile. Sapeva tutto, era una inesauribile fonte di conoscenza e di studio. Una persona rigorosa come mi è capitato raramente di conoscerne tra i compagni e le persone della nostra provincia.
“Comu sciamu Ernè” mi salutava, ormai ambedue lontani dalla vita politica, quando lo incontravo spesso sui corsi di Brindisi. Ci rispettavamo a vicenda.
Mi voleva bene. Gli volevo bene.
La mitica Convenzione energetica del ’96, che riduceva drasticamente il carbone da 8,10 milioni di tonnellate annue a due milioni, che prevedeva la programmata chiusura di Brindisi Nord e la metanizzazione progressiva di Cerano, nonché un Protocollo aggiunto per il rilancio ecosostenibile del tessuto economico brindisino, senza perdere un solo posto, neppure uno, di lavoro, è in gran parte opera sua. Lui ci ha messo un rigorosissimo studio di merito, io una grande battaglia politica contro ogni resistenza esterna… e interna.
Dopo di allora, bastava guardarci negli occhi, quando ci incontravamo, per trasmetterci, la grandissima delusione, il dolore, per il tradimento di una Convenzione, prima osteggiata, e poi divenuta il simbolo dell’ambientalismo salentino, che avrebbe cambiato radicalmente la qualità dello sviluppo brindisino…se fosse stata attuata.
Avrei desiderato salutarlo per l’ultima volta. Lo saluto ora con questo breve, a me caro, ricordo.
Ciao compagno Teodoro, ciao Rino, amico.
Ernesto Musio