Ha atteso che tutti i tasselli del mosaico si incastrassero al posto giusto. Ha ingoiato bocconi amari ma adesso sembra svegliarsi da un brutto incubo. E così, dopo l’assoluzione del Tribunale di Lecce (dove era imputato con l’ex sindaco di Carovigno, Massimo Lanzillotta) i giudici hanno anche fatto cadere i presupposti della incandidabilità restituendo il sorriso a Francesco Leoci, ex presidente del consiglio comunale della città del Brindisino.
“Sono stati mesi terribili – afferma l’ex amministratore – logoranti, durante i quali quello che mi ha fatto male è stato il pensiero di trovarmi in una situazione del genere nella convinzione di non aver sbagliato, di essermi mosso sempre nella corretta direzione e, soprattutto sempre per il bene della comunità carovignese a cui tengo moltissimo”. Mesi difficili con sulla testa la spada di Damocle di un’accusa ritenuta ingiusta e del marchio infamante dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. “Io ho le spalle larghe – prosegue Francesco Leoci – ma mi ha devastato vedere coinvolta in questa vicenda la mia famiglia: ho fatto di tutto per tenere mia moglie ed i miei figli lontani da questa vicenda ma, inevitabilmente, non è stato un periodo semplice nemmeno per loro. Vedermi preoccupato, pensieroso, senza più la mia serenità ha fatto soffrire loro più di chiunque altro”.
Ma l’ex presidente del consiglio comunale sprizza euforia non solo per se stesso. “Questa – conferma – è stata la vittoria di una città intera. Le sentenze ridanno dignità a tutti i cittadini bollati troppo facilmente e presto con il marchio di Comune sciolto per infiltrazioni. E tutto è stato possibile grazie alla caparbietà dei legali che, sin dal primo momento, hanno preso a cuore la mia posizione e quella di Lanzilotti comprendendo che le accuse non avevano fondamento. Convinzione confermata anche dai giudici che ci hanno assolti con formula piena (“il fatto non sussiste”), aspetto non di poco conto”.
Però Francesco Leoci qualche sassolino dalla scarpa adesso vuole toglierselo. “Mi ha fatto male – si sfoga – assistere al mio processo, prima ancora che nelle aule di giustizia, dal mondo politico locale. A partire dalle forze di maggioranza Pd, Italia Viva, abbiamo ricevuto solo attacchi e stilettate come se fossero loro i veri giudici: sin da subito siamo stati bollati come colpevoli. Per poi finire con le forze di opposizione civiche, M5S e Lega, quest’ultima oggi ipocritamente si rallegra positivamente delle sentenze per il bene del paese.
Ma colpevoli di cosa? Di aver lavorato per il bene del nostro paese? Colpevoli di aver intercettato milioni di finanziamento per lo sviluppo del nostro territorio? Colpevoli di aver sostenuto insieme all’ex sindaco Lanzilotti e il gruppo civico “Ripartiamo dal Futuro” il consigliere regionale?”. E poi c’è ancora un giorno particolare che è ben fermo nella memoria ed i cui avvenimenti bruciano ancora. “In quella famosa giornata del 30 dicembre 2020 – afferma Francesco Leoci – in occasione del consiglio comunale chiedevamo alle citate forze politiche di non firmare l’atto per la fine della vita amministrativa solo ed esclusivamente per dare una possibilità alla citta di Carovigno di difendersi dal successivo e probabile scioglimento ex art. 143 del Testo Unico sugli Enti Locali. Quello che oggi, a seguito di questi esiti giudiziari a noi favorevoli non è possibile fare. Da questa raccapricciante esperienza, semmai mi tornasse la voglia o la volontà di fare politica – conclude l’ex presidente del consiglio comunale di Carovigno – , sicuramente non scenderei in campo con chi dal primo giorno di insediamento dell’amministrazione Lanzilotti ha infierito in modo sfiancante sulla vita amministrativa del paese.”