Vivo nel mondo della formazione, vivo di formazione, tra libri, piattaforme didattiche, docenti e studenti e per questo mi sento felice tutti i giorni e sempre carica di entusiasmo e di voglia di offrire di più ai giovanissimi e alle persone adulte di questa città e non solo. Ho voluto esprimere il mio pensiero sull’argomento “rientro in classe” perché sono giorni che provo a darmi delle risposte rispetto a ciò che sta accadendo nel mondo della scuola. Premetto che Formavobis utilizzerà lo strumento della dad per la somministrazione di tutti i corsi attivi, dai corsi di lingua alle ripetizioni di materie scolastiche, al tutoraggio universitario, nelle prossime settimane, al fine di tutelare studenti, docenti e personale amministrativo. Formavobis, in quanto struttura di formazione privata, ha potuto scegliere assumendosi la responsabilità delle decisioni assunte, lo stesso non può accadere per gli Istituti pubblici, dipendenti dalle decisioni ministeriali.
Condivido pienamente quanto si legge e ascolta sull’importanza della didattica in presenza e sull’effetto sociale e di apprendimento di essa sugli studenti più giovani. Sono fermamente convinta che alunni e studenti debbano entrare a scuola e vivere nelle classi, perché formazione è non solo didattica ma è anche confronto, sostegno reciproco, coinvolgimento, attività di laboratorio e quant’altro possa traghettare nel futuro il discente. Detto questo, i risultati elaborati dal Ministero della Pubblica Istruzione sulla gestione fallimentare della dad, protratta per ben due anni, ha portato la politica ad assumere posizioni rigide sulla necessità della presenza in classe ad ogni costo. Ma, se è vero che una dad protratta nel tempo ha lasciato per strada morti e feriti, è anche vero che due/tre settimane di lezioni a distanza non potranno mai condizionare l’apprendimento di un intero anno scolastico. Di certo, docenti e studenti hanno imparato a gestire e svolgere le lezioni davanti al pc, quasi tutte le famiglie sono ormai attrezzate di strumenti elettronici e il periodo limitato, che segue alle festività natalizie, potrà essere un’occasione per consolidare quanto appreso nei mesi precedenti e porre le basi per un nuovo quadrimestre in presenza.
Da quanto si evince da testate giornalistiche, telegiornali , interviste rilasciate da esperti, risulta certo che le prossime due settimane saranno le peggiori per contagi. Sono notizie martellanti che provocano disagi, allarme e necessità di protezione e cautela da parte di tante famiglie. Se prendiamo come esempio la Francia, che come sempre, ci precede di un paio di settimane nella crescita dei casi covid, con il rientro a scuola, ha visto impennare i dati dei contagi.
Non sono un’esperta, lungi da me credere di esserlo, ma sono un essere pensante e vedo due ipotesi possibili: o i nostri governanti, senza fornirci indicazioni chiare, hanno deciso di veicolarci verso l’immunità di gregge, e quindi tutti a scuola, liberi tutti, tutti infettati e superiamo l’emergenza, oppure questa presa di posizione ha dell’irrazionale. Oggi penso alle paure dei genitori, alla preoccupazione dei docenti, all’apprensione che logorerà in questi giorni i dirigenti scolastici, all’immane lavoro gestionale nel rivedere l’organizzazione delle classi con uno, due, tre studenti positivi, docenti positivi, personale Ata positivo, componenti familiari positivi, e mi chiedo perché non sostenere realmente chi la guerra la combatte sul campo, dare sostegno a chi è rimasto senza armi, comunicare con chi ha bisogno di indicazioni convincenti e sensate, supportare chi può rappresentare una grande risorsa e invece spreca il prezioso tempo a gestire l’ingestibile.
Iole La Rosa, responsabile del centro di formazione Formavobis di Brindisi