La nostra Brindisi
Un vecchio disco in vinile mi canta canzoni della nostra Brindisi ancora più vecchie, antiche.
Per me ha un valore simile ad una biblioteca intera per questo lo custodisco gelosamente.
Mi canta – e mi parla – di “Concetta che non deve piangere e mortificarsi…… che la Madonna è nostra e ci deve raccomandare”, di “remi della barca che non vogliono più vogare” e di spiagge dove c’è festa ed allegria.
Ancora.
Di amori, di sirene, di aria di mare e di campagna dove puoi saziarti di mellone – “muloni sarginiscu friscu friscu” – (angurie), di focaccia – “puddica chena di chiapparini e pumbitori”– e bere dell’ottimo vino – “mieru”.
Di ottimi prodotti locali insomma.
La colonna sonora della maltrattata, forse per questo ancora più amata, Brindisi mi rimbomba nelle orecchie ogni qualvolta guardo l’espressione della faccia del visitatore che vede per la prima volta la nostra città.
La faccia del rapito!
L’ascolto quando lo vedo andare via con la malinconica espressione dello stregato!
Eppure…..eppure……
Rimaniamo immobili da sempre.
Abbiamo eccellenze in ogni campo imprenditoriale, artistico, medico, scientifico, professionale e culturale.
I nostri migliori ragazzi – non è più un modo di dire ma la triste realtà – vanno via non trovando il loco alcun sbocco, alcuna possibilità di realizzazione.
Negli anni ’80, ’90 fino al 2000 siamo stati ostaggio del contrabbando, poi della più pericolosa criminalità organizzata.
Ora che le nostre forze dell’ordine insieme ad istituzioni e magistratura con un lavoro unico in Italia ci hanno pregevolmente liberato e ripulito dalle forze del male non riusciamo a…..rimettere in voga il remo.
E’ vero, paghiamo le scellerate scelte di un’industrializzazione selvaggia quanto violentatrice della nostra amata terra e del nostro vitale mare, soffochiamo nell’imbottigliamento causato dalla paralisi del porto (il porto più bello del mondo).
Però….però…..
E’ arrivato il momento di non aspettare più la Madonna che ci deve raccomandare – raccomandandoci, semmai, la nostra Maria di “darci una mossa” -.
Le – poche, comunque preziose – risorse di cui ancora disponiamo dobbiamo utilizzarle, questa volta sfruttandole al meglio.
Abbiamo la cosiddetta “zona Nord” – litorale marino – che seppure, in parte, insidiata dalla pista dell’aeroporto, è naturalmente (la natura o Dio con noi sono stati davvero prodighi) idonea a svilupparsi ed integrarsi col territorio della città in una dimensione turistico-residenziale forse unica in Puglia (che è la regione più bella del mondo).
Siamo la porta del Salento (che è la parte di terra e di mare più bella al mondo) con ottime vie d’accesso.
Potenziamo ancor di più l’aeroporto, liberiamo il porto da medioevali infruttuose ed esteticamente brutte occupazioni, valorizziamo la stazione dei treni.
Realizziamo il sistema viario della metropolitana di terra.
Dotiamoci di un’università di livello.
Forse così qualche giovane eccellenza rimarrà a Brindisi per pre-occuparsi del futuro.
Magari assistita ed accompagnata da preziose figure non brindisine (è noto in tutto il mondo l’amore che abbiamo sempre riservato verso lo “straniero” ) che da sempre ci onorano di operare – spesso anche dirigere e presiedere – nei posti istituzionali ed in quelli chiave della città.
Sta a noi brindisini trasmettere loro, – nostri preziosi ospiti ed interlocutori – il vero senso della “brindisinità”.
La sua bellezza. La sua importanza. Il suo fascino, la sua eleganza.
Perché no anche la sua ricchezza.
Da brindisino non accetterò mai che il “miracolo” della nostra città possa consistere proprio nel suo essere “maltrattata, depredata, rapinata, asfissiata” e pur sempre la più bella città del mondo!
Un ultimo, ma il più importante, pensiero voglio dedicarlo ai nostri giovanissimi.
Sulla piazza più bella del mondo – Piazza S. Teresa – che affaccia sul porto più bello del mondo, mi capita sempre più di vedere ragazzi che, finalmente, tornano a giocare.
E’ emozionante vederli!
Però…..però……
Non giocano più a calcio o agli altri giochi-sport che praticavamo noi ed i nostri fratelli maggiori ma ad una sorta di crichet o altro gioco-sport, forse, orientale.
Sono tutti – bei ragazzi quanto educati -, pachistani, indiani o iraniani.
Ed i nostri?
Che malinconia, che tristezza.
Non giocano più!
Non è il tipo di gioco-sport che si pratica a colpirmi ma ……l’assenza dei ragazzi brindisini.
Dove stanno?
Dove vanno?
Maurizio Salerno