Nelle ultime settimane è ritornata di attualità la discussione sulla possibilità che, nell’ambito della auspicabile nascita di una Zona Franca Doganale nell’area industriale brindisina, possano essere incluse anche le aree su cui insiste la banchina e le infrastrutture attualmente deputate al trasporto ed allo stoccaggio di carbone. Il che non può che essere salutato positivamente anche da Cna Brindisi.
Vale la pena ricordare, a tal proposito, che fu proprio la nostra Associazione, nel corso di un incontro svoltosi lo scorso 6 febbraio presso il Ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del sottosegretario Alessandra Todde e del vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti Giancarlo Cancelleri, dei vertici di Enel, della Regione Puglia, degli Enti locali e delle Organizzazioni sindacali e datoriali, a ipotizzare il riutilizzo dell’insieme delle infrastrutture oggi funzionali all’utilizzo del combustibile fossile nella Centrale Federico II di Cerano; asset di grande rilevanza e frutto di ingenti investimenti, ma che in un futuro ormai prossimo, sembra dal 2025, rischiano di trasformarsi nell’ennesima cattedrale nel deserto.
In quella sede, abbiamo presentato uno studio di prefattibilità, corredato di elaborati planimetrici, per la realizzazione di una grande infrastruttura logistica integrata, con deposito doganale, collegato ad una banchina dedicata e servita di tutto punto. L’intento del progetto era quello di rafforzare l’attuale dotazione del porto di Brindisi, con il lungimirante obiettivo di trasformarlo in uno degli scali per la movimentazione di merci, e non solo, meglio strutturati e più attrattivi del Mediterraneo.
Del resto, a conferma della bontà di tale proposta, dopo qualche tempo fu proprio l’Enel a rilanciare l’ipotesi del riutilizzo delle infrastrutture, annesse a centrali da dismettere o riconvertire, in concomitanza con il processo di decarbonizzazione, e in accordo con la transizione energetica del Paese.
Con stupore, quindi, apprendo dagli organi di stampa che la futura Zona Franca, e l’eventuale riutilizzo delle infrastrutture oggi a servizio del carbone, sono diventati oggetto di un dialogo esclusivo tra Autorità di Sistema Portuale, Agenzia delle Dogane ed Enel.
Seppur si vada, dunque, nella direzione da noi auspicata, il territorio e gli attori che lo compongono non possono essere trascurati o considerati estranei al processo di trasformazione in un’ottica di economia circolare delle aree di cui trattasi. Ci spiace, invece, rilevare che decisioni di tale importanza per il futuro di un intero territorio (e non certo legate solo all’economia portuale) vengano discusse in un “tavolo” così ristretto; e tanto, perché, come già detto, a quel tavolo andrebbe coinvolto non solo chi amministra la città, ma anche le organizzazioni sindacali e datoriali e tutti coloro che – a vario titolo – attori sociali e portatori di interesse, potrebbero offrire un contributo alla crescita della provincia di Brindisi.
Ciò non significa ostacolare l’insediamento di Enel Logistics a Brindisi; anzi, riponiamo grande fiducia e aspettative in Enel. Ma è indubbio che la Zona Franca Doganale di Brindisi, nella sua interezza e per le sue potenzialità per lo sviluppo del territorio, sia patrimonio della Città prima che del Porto di Brindisi e il suo progetto istitutivo, come il suo destino finale, va partecipato alla Città e, se possibile, costruito in accordo con questa.
È per questo motivo che riteniamo auspicabile che si affidi, pur nel rispetto delle singole competenze, anche in termini di proprietà di aree e strutture, al Sindaco di Brindisi il coordinamento di una possibile “cabina di regia”, così da accorciare le distanze tra porto e città e creare quella sinergia istituzionale che faccia convergere ogni iniziativa all’interno di un progetto unico che promuova lo sviluppo di Brindisi.
Franco Gentile – Presidente CNA provincia di Brindisi