“Sarebbe come cucinare la pasta con tutta la busta, ecco perché io non produrrò mai caffè in capsule” le dichiarazioni di Antonio Quarta, l’imprenditore salentino tra i più grandi produttori di caffè in Italia, non ha dubbi: “preferisco privilegiare la qualità delle nostre miscele alle ragioni del fatturato. E soprattutto la salute dei nostri consumatori e l’ambiente in cui viviamo. Il caffè in capsule è dannoso ed è quanto mai necessario essere prudenti e ci vorrebbe una legge che eviti le diciture ambigue, tipo “entro le dosi consentite” che poi non si sa mai veramente quali siano e invece spiegare quali siano le soglie entro le quali plastica del packaging e l’alluminio nelle capsule diventano pericolosi”. Antonio Quarta è intervenuto in sostegno delle dichiarazioni di allarme lanciate da Carlo Foresta, endocrinologo dell’università degli studi di Padova, durante il convegno “L’infertilità di coppia: dalla medicina generale al centro Pma” che si è tenuto a metà dicembre scorso a Lecce. Le denunce emerse in quella occasione fanno il paio con quelle lanciate già parecchio tempo fa dalla trasmissione di Rai 3 “Report”. “Quello che dice Foresta, lo ha già detto a suo tempo “Report”, e sostanzialmente si riferisce a ricerche analoghe compiute in Francia, in Spagna e in America. Spesso dimentichiamo che la plastica è un derivato del petrolio e la migrazione di sostanze pericolose per la salute umana avviene già a freddo figuriamoci a 80/90°, tanto serve per l’estrazione del caffè. E’ come cucinare la pasta con tutta la busta”. I dati riferiscono che gli sfatalati sono agenti chimici che aggiunti alle materie plastiche ne aumentano la flessibilità, cosa utile alla produzione del caffè in capsule. Queste svolgono un’azione simil estrogenica nel nostro corpo aumentando l’incidenza di patologie andrologiche e cancerogene, e sono ritenuti come per gli animali anche per l’uomo contaminanti della regolare attività riproduttiva. Foresta chiarisce: “Non si vuol demonizzare nulla ma è importante che le concentrazioni riscontrate rientrino nel range consentito e che deve essere considerato che attraverso questa contaminazione si possono raggiungere i valori soglia segnalati come nocivi dalle autorità sanitarie e internazionali”.