La toponomastica costituisce la vera e propria cartina di tornasole del tipo di sensibilità, livello e cultura di una comunità. E pertanto l’intitolazione di nuove vie, strade o piazze non può che avvenire attraverso processi conoscitivi molto rigorosi della personalità di coloro a cui si vuole tributare un così alto riconoscimento. Un metodo, quindi, idoneo a giustificarne l’attribuzione, ovvero il rigetto. Nel passato anche chi scrive fu promotore di iniziative istituzionali finalizzate alla intitolazione di vie e piazze a personaggi che avevano lasciato il segno nella comunità locale e nazionale. Fu quando proposi di intitolare una via o una piazza a personaggi del livello di Giorgio Almirante, per rimanere al livello nazionale, e a Don Rosario Ribezzi. Ma anche, più recentemente, quando la stessa proposta fu fatta per un personaggio distante anni luce dalla mia cultura politica, ma che comunque aveva costituito sicuro punto di riferimento per la comunità francavillese: Antonio Somma.
Lo spunto per questa riflessione mi è stata offerta nei giorni scorsi dalla proposta di intitolare una via al maresciallo Galeone. Una proposta, ovviamente meritevole di attenzione, ma che non può prescindere da una valutazione di metodo e di merito quanto più rigorosa possibile in quanto tale figura va letta e interpretata alla luce di un particolarissimo momento storico vissuto dalla comunità francavillese.
Una comunità scossa da omicidi efferati su cui però non venne mai fatto uno straccio di luce, così come mai fu inferto un colpo, che fosse uno, al maleodorante fenomeno dell’usura; mentre, al contrario, la città veniva demonizzata come la patria del lavoro nero, dello sfruttamento e della illegalità. Con l’unica conseguenza della devastazione di un settore (il facon) che con grandi sforzi stava cercando di liberarsi dai condizionamenti dei grandi marchi. Una stagione da un lato, quello della repressione, molto coreografica. Dall’altro, priva, come ebbero a dimostrare molte indagini, di una qualsiasi fondatezza.
Ciò detto, nei giorni scorsi gran parte degli organi d’informazione si sono soffermati su due immense figure dello sport nazionale: i cento anni dalla nascita di Fausto Coppi , “il Campionissimo”; l’altra, quella di Pietro Mennea, straordinario duecentista a cui la smemorata Barletta non ha ancora ritenuto di intitolare una via. Ebbene, Francavilla non ha mai intitolato una via ad un grande campione dello sport. Forse sarebbe ora.
Avv. Euprepio Curto – Coordinatore “Progetto per l’Italia”