Ecco la nota del PRI:
Abbiamo avuto modo di esprimere le nostre preoccupazioni per la crisi che sembra aver colpito una parte significativa del nostro tessuto produttivo, ossia quella impegnata nelle attività di manutenzione dei grandi gruppi industriali presenti sul nostro territorio.
Si è letto di aziende storiche che hanno visto repentini passaggi di proprietà con nuovi acquirenti che hanno la sede nel paradiso fiscale del Delaware e che non lasciano sperare nulla di buono per l’immediato futuro.
Di maestranze prive di stipendi da mesi.
Di una contrazione continua delle commesse, peraltro acquisite a prezzi sicuramente non remunerativi.
Alcuni eventi positivi manifestatesi negli ultimi tempi, però, lasciano, ben sperare quanto alla possibilità che Brindisi possa riprendersi dalla crisi in cui versa da oramai troppi anni.
Intendiamo riferirci alla intervenuta approvazione del Piano Strategico della ZES Adriatica; alla possibilità di accedere a finanziamenti importanti con lo strumento del Contratto Istituzionale di Sviluppo; alla adesione manifestata da molte aziende ad utilizzare le risorse poste a disposizione con la legge 181/1989 per l’avvio di nuove iniziative produttive sul nostro territorio.
Si tratta ora di “fare sistema”. Di elaborare un vero e proprio “piano strategico” capace di coniugare gli strumenti agevolativi per i nuovi investimenti, le risorse disponibili per realizzare le infrastrutture indispensabili per lo sviluppo e l’attenzione dimostrata dalla aziende verso il nostro territorio, riprendendo a fare una politica di marketing localizzativo ed attrazione di investimenti che negli ultimi tempi hanno svolto solo le Associazioni datoriali nel silenzio colpevole delle Istituzioni locali.
Per quanto riguarda le Zone Economiche Speciali ricordiamo che sono state istituite con il decreto Resto al Sud con l’obiettivo di superare ritardi ed inefficienze del sistema portuale e logistico e favorire l’insediamento di nuove attività produttive capaci di valorizzare le aree retro portuali, gli interporti e le piattaforme logistiche.
La Regione Puglia ha deciso di cogliere questa opportunità promuovendo la creazione di due differenti ZES, una di carattere interregionale, che ha il suo baricentro nel porto di Taranto, ed un’altra incentrata sul sistema dei porti del mare Adriatico, tra cui quello di Brindisi.
Gli obiettivi dichiarati nel Piano Strategico della ZES Adriatica recentemente approvato sono quelli di attirare investimenti di grandi gruppi nazionali od internazionali che consentano di assorbire la manodopera in uscita da settori in crisi o soggetti a pesanti ristrutturazioni, come nel caso del settore energetico del polo industriale di Brindisi, e rafforzare settori che già dispongono di una consistente base produttiva quali quello dell’agroalimentare, della logistica, della farmaceutica, della chimica e dell’aeronautica, variamente presenti nei poli della ZES Adriatica.
Altro obiettivo che si intende perseguire è quello di promuovere anche investimenti da parte delle piccole e medie imprese locali nei settori di riferimento dell’economia regionale quali l’agroalimentare, l’automotive, la meccanica, il packaging, l’ICT, i servizi, la grande distribuzione ed il turismo.
Presupposto fondamentale per il successo delle ZES è che tutti gli attori istituzionali facciano la loro parte, garantendo procedure di autorizzazioni rapide ed incentivi di carattere economico per le aziende che vengano ad insediarsi nei territori compresi nelle ZES.
Un ruolo fondamentale in questo processo è senz’altro attribuito ai Consorzi Industriali che devono saper mettere a disposizione dei nuovi insediamenti produttivi aree attrezzate ed interconnesse con le strutture portuali.
Da questo punto di vista il Consorzio ASI di Brindisi ha svolto egregiamente il proprio compito come avemmo modo di riscontrare nel corso di un incontro avuto con il Presidente del Consorzio Industriale Dottor Domenico BIANCO e con il Vice Presidente Dottoressa Sonia RUBINI.
Pregevole ci è anche apparsa l’idea di candidare la Cittadella della ricerca al bando indetto dalla Regione Puglia per l’attribuzione delle aree residue e non assegnate delle ZES con l’obiettivo di valorizzare le strutture esistenti all’interno del compendio per ospitare attività di ricerca e innovazione.
Ora spetta al Comune di Brindisi di fare finalmente la sua parte.
Da tempo suggeriamo l’adozione di un “kit localizzativo” affinché anche il Comune metta in campo strumenti utili ad attrarre nuovi investimenti quali, a solo titolo esemplificativo, l’esonero del pagamento delle tasse e dei tributi comunali per le nuove iniziative produttive rientranti nella ZES.
L’istituzione delle ZES costituisce un’occasione irripetibile per il rilancio del settore produttivo brindisino e la valorizzazione dello scalo portuale.
E’ necessario, pertanto, che almeno in questa circostanza si mettano da parte polemiche e sterili contrapposizioni e che tutti gli attori istituzionali e politici lavorino di concerto per non vanificare questa opportunità che viene data alla crescita del territorio ed al rilancio dell’economia e della occupazione.
Ci auguriamo che finalmente il Consiglio Comunale svolga una parte da protagonista in questo scenario, non restando più vincolato nell’angusto ruolo di “votificio” al cui esame vengono sottoposte solo una lunga teoria di delibere riguardanti il riconoscimento di debiti fuori bilancio.
IL SEGRETARIO CITTADINO
(Vito BIRGITTA)
IL CAPOGRUPPO CONSILIARE
(Gabriele ANTONINO)