Lo definiscono il “Salotto buono della città”, lamentano che l’amministrazioni e le istituzioni non lo curino a sufficienza in modo da farlo diventare attrattivo, per la città, per l’economia, per l’immagine di tutti. Però poi usano le sue aiuole come posacenere, e i marciapiedi come latrina per il loro animali domestici.
Il Centro di Brindisi, e non solo è chiaro, non è cosa del Comune ma è cosa “in comune” ed è dei cittadini che per primi lo riducono uno schifo, ed è anche di chi vede chi compie questi scempi e tace, “tanto non è affar mio, non voglio guai”. Fino al momento giusto per accusare altri delle loro stesse responsabilità.
C.V.