Le conclusioni del recente Consiglio Comunale monotematico sul porto di Brindisi sono risultate, come era facile prevedere, alquanto generiche anche se sostenute da una dichiarata volontà di rilancio. E’ facile rilevare al riguardo che le scelte emerse da tale riunione consiliare dovranno trovare conferme, correzioni o ripulse nelle fasi partecipative previste dalle procedure autorizzative e, e per la sua decisiva rilevanza sul futuro della città, nelle indicazioni di un ampio coinvolgimento sociale che finora è assolutamente mancato . Non può infatti sfuggire che la partecipazione democratica è un adempimento insito nella natura stessa del nostro ordinamento, fondato sui principi della Carta Costituzionale viene prima, completandola, di quanto previsto nelle specifiche procedure normativamente regolate e ciò con buona pace del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Ugo Patroni Griffi che, ergendosi a supremo ispiratore delle politiche economiche e locali sollecita una immediata operatività affermando con atteggiamento sdegnoso che “la ricreazione è finita”.
Il porto infatti è la principale ricchezza di Brindisi sicchè a esso è legato storicamente il futuro della città. Si ha però la netta impressione che si continuino ad anteporre alla tutela della salute pubblica e del paesaggio alcuni interessi economici ricollegabili ai capitali pubblici e privati movimentati dalla realizzazione delle opere portuali.
Prendendo atto delle numerose prescrizioni approvate nel Consiglio Comunale monotematico sul porto, non condividiamo l’assenso reso alla realizzazione della Cassa di colmata tra il pontile petrolchimico e Costa Morena est (zona a rischio idrogeologico, in corrispondenza della foce del Fiume Grande e in prossimità del bacino imbrifero, relativo alla zona umida di Punta Contessa). Così come appare incomprensibile l’insistenza nel voler ignorare i vincoli paesaggistici ed archeologici ostativi alla realizzazione degli accosti di Sant’Apollinare.
Anche le opere previste nel porto interno, con riferimento alla concessione demaniale rilasciata all’impresa Barretta, ormai prossima alla scadenza (settembre 2019), ancorché assentite a seguito del rilascio di parere paesaggistico, fanno sorgere fondati dubbi di legittimità. E ciò sia per l’impatto ambientale connesso alle attività dell’officina e a quello sanitario legato alle emissioni dei rimorchiatori, sia perché il capannone autorizzato, la cui amovibilità è discutibile, insiste su area vincolata ai sensi dell’art. 136 del D.lgs. n. 42/2004, per l’innegabile valore estetico e la vista panoramica che sarà ostacolata dal manufatto di prossima realizzazione.